I primi 150 anni della Biblioteca comunale
di Milazzo “Stefano Zirilli - Peppino Pellegrino”
di Massimo Tricamo
«Il mio discorso non potrà certo divertirvi
non potendo parlarvi che di libri. La fantasia, l’eloquenza, la poesia, delle
quali doti mi riconosco affatto privo, non sono ammesse dal soggetto, perciò ho
fatto appello alla sofferenza ed alla benevolenza vostra. Vogliate adunque
cortesemente concedermela, e fate conto piuttosto di ascoltare una specie di
cronaca della nostra Istituzione» (S. Zirilli, Discorso inaugurale pronunciato il giorno 4 giugno 1876 in occasione
della solenne apertura della Biblioteca).
La Biblioteca
comunale di Milazzo nasce formalmente con delibera adottata ad unanimità di
voti dal consiglio comunale nella seduta del 25 novembre 1868. In sostanza la
delibera trae origine dalla cessione da parte del Demanio dello Stato delle
collezioni librarie appartenute ai conventi requisiti con legge del 1866 (legge
di soppressione delle corporazioni religiose). I comuni italiani per ottenere i
libri dei conventi ricadenti nel proprio territorio avrebbero dovuto istituire
una pubblica biblioteca, stanziando almeno 200 lire a carico del bilancio
comunale per finanziare le spese correnti di tale biblioteca. In verità i libri
arrivarono nella istituenda Biblioteca di Milazzo agli sgoccioli del 1869,
quando ebbe luogo la presa di possesso dei volumi consegnati dallo Stato. A tal
fine il consiglio comunale delegò Stefano Zirilli e Francesco Carlo Bonaccorsi,
cui sarebbe spettato proprio il compito di prendere in consegna dal Demanio dello
Stato i volumi dei 5 conventi milazzesi (Carmine, S. Domenico, S. Francesco di
Paola, S. Papino e Cappuccini). Contestualmente l’organo consiliare aumentò la
dotazione del suddetto capitolo di bilancio da 200 a 400 lire.
Si inizia dunque con le collezioni librarie
dei 5 conventi milazzesi - Il nucleo originario della Biblioteca comunale
di Milazzo è quindi costituito dalle collezioni librarie dei 5 conventi
cittadini (circa 8000 volumi, molti dei quali duplicati) incamerate dal Demanio
dello Stato nel 1866, come testimoniano peraltro i verbali di presa di possesso
redatti in quell’anno dai funzionari ministeriali, verbali supportati a volte
dai cataloghi coevi redatti dai guardiani degli stessi conventi (è il caso di
Giambattista da Milazzo, guardiano dei Cappuccini, la biblioteca dei quali
ascendeva a 1.200 volumi). Tali verbali ed inventari, venuti alla luce grazie
alla certosina ricerca eseguita dalla dott.ssa Elena Scrima presso l’Archivio
Centrale dello Stato in Roma, contengono una serie di notizie molto
interessanti, come ad esempio l’esatta ubicazione delle scaffalature
(“scaffali” o “scanzie” per dirla col gergo ottocentesco) del convento di S.
Francesco di Paola («scanzia prima a sinistra del balcone di tramontana,
scanzia seconda a ponente, scanzia terza a ponente (…), scanzia sesta vicina al
balcone di mezzogiorno»). Verbali ed inventari da cui si evincono anche notizie
di cronaca: come i saccheggi e le sottrazioni subite dai beni mobili del
convento del Carmine in occasione della battaglia risorgimentale del 20 luglio
1860, quando le truppe garibaldine adibirono lo stesso convento a caserma e
presidio ospedaliero (“ospedale d’ambulanza”), costringendo i Padri Carmelitani
alla fuga e dando luogo appunto ai citati saccheggi e furti.
Assieme ai
beni librari - che il Ministero dell’Istruzione Pubblica (che allora accorpava
le competenze dell’odierno Ministero dei BB. CC.) non volle gestire in prima
persona, preferendo devolverli ai comuni - furono devoluti agli stessi comuni
italiani anche i fabbricati che ospitavano i conventi (ecco perché a Milazzo l’ex
convento del Carmine e quello dei Cappuccini ospitano oggi uffici municipali ed
ecco perché i locali dell’ex convento di S. Domenico rientrano nel patrimonio
del Comune, anche se alcuni di essi, parzialmente restaurati di recente, sono
stati abbandonati per lungo tempo alle razzie dei vandali). Al trasferimento
dal Demanio dello Stato agli enti-comuni sfuggirono invece i vasti appezzamenti
terrieri ed i fabbricati civili di proprietà dei conventi, che in tutta Italia
furono messi all’asta (cosiddetta liquidazione dell’asse ecclesiastico) ed
aggiudicati dal 1867 da aristocratici e borghesi, fruttando alle casse dello
Stato cospicui introiti che consentirono di finanziare la guerra all’Austria per
la liberazione del Veneto. A tal proposito Stefano Zirilli (1812-1884) - che
oltre ad essere ricordato come fondatore, anima e cuore pulsante della
Biblioteca, fu bibliofilo appassionato, accanito collezionista di antiche carte
geografiche, cultore di storia patria, competentissimo viticoltore ed enologo, ufficiale
del genio militare, patriota, consigliere comunale e provinciale con una
ragguardevole attività politico-amministrativa alle spalle - in occasione della
ben nota Inchiesta Jacini, l’inchiesta agraria degli anni Settanta
dell’Ottecento, ebbe a scrivere che ben un quinto dell’intera superficie
agricola comunale era di proprietà dei conventi milazzesi.
Tornando alle
collezioni librarie degli stessi conventi, lo Zirilli non mancava di annotare qualche
inconveniente. Non tutte pervennero infatti complete: un caso esemplare fu
quello del convento di S. Domenico, dove i frati trattennero alcuni libri al
momento del trasferimento al Demanio dello Stato (piuttosto che restituirli
alla biblioteca del proprio convento). E molti libri dei suddetti 5 conventi si
trovavano in condizioni alquanto pietose, tanto che a parere dello Zirilli i
frati negli ultimi anni sembravano più interessati ai propri refettori che alle
proprie biblioteche. Peraltro al momento di sistemare i volumi lo Zirilli fu
autorizzato dal Comune a distruggere tutti volumi in pessime condizioni.
Stefano Zirilli (1812-1884)
La Biblioteca Popolare Circolante - Con
delibera di consiglio comunale 1 maggio 1872 la Biblioteca venne dichiarata
“Popolare Circolante” allo scopo d’incassare somme da destinare all’acquisto
dei volumi (circa lire 300 nel 1887), essendo inadeguate le somme stanziate nel
bilancio comunale (vedasi prospetto in basso), destinate a coprire perlopiù gli
stipendi del custode Giuseppe Sineri e le spese postali e di cancelleria. Tale
penuria di fonti finanziarie giustifica la provenienza da donazioni private di
gran parte del patrimonio librario originario della Biblioteca comunale di
Milazzo. Ma che significa “Biblioteca circolante”? In sostanza coloro i quali
potevano permetterselo avrebbero pagato mezza lira al mese di abbonamento o,
per risparmiare, 5 lire l’anno: ciò allo scopo di accedere al prestito a
domicilio dei libri. I meno abbienti avrebbero invece ottenuto il prestito a
domicilio gratuitamente. «La circolazione ha luogo fra 50 o 60 lettori (…). Le
opere prestate, che sono annualmente circa 300, appartengono in primo luogo
alle lettere e figurano fra esse soprattutto i romanzi» (così nel 1887 Torello
Sacconi, ex prefetto della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, inviato
dal Ministero ad ispezionare le biblioteche comunali italiane, la cui relazione
è stata trascritta di recente dalla dott.ssa Elena Scrima). La “circolazione”
fruttava circa 300 lire annue nel 1887, destinate all’acquisto di nuovi libri.
Zirilli nel suo discorso inaugurale confidava negli abbonamenti da parte dei
Milazzesi per sostenere con una spesa alquanto modica la propria Biblioteca. Peraltro,
l’abbonamento consentiva di fruire idealmente dei libri della Biblioteca 24 ore
su 24, piuttosto che durante le poche ore di apertura al pubblico.
anno
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Importo stanziato in bilancio
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1868
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Lire 200
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1869
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Lire 400
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1875
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Lire 521
di cui lire 350 stipendio annuo custode
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1879
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Lire 671
di cui lire 400 stipendio annuo custode
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1882
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Lire 761
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Evoluzione del capitolo del bilancio comunale destinato
alla Biblioteca comunale
Ovviamente la
“circolazione” dei volumi comportava di tanto in tanto qualche noia ed
inconveniente. Soprattutto quando si tardava a restituire i libri presi in
prestito o a versare l’importo dell’abbonamento:
«Milazzo, 7 giugno 1884
Comm. Stefano Zirilli per la Biblioteca
Popolare Circolante di Milazzo
Il soprascritto prega l’Amico Sig. Ernesto
Marullo di regolarizzare il di lui abbonamento preso sin dal 29 ottobre 1883,
dovendo chiudere il conto di quella gestione ritardato finora per questa
pendenza; ed insieme di restituire i libri presi in quel giorno stesso e
reclamati da altri».
I locali della Biblioteca - Dopo una sede
provvisoria (c/o i Minimi di S. Francesco di Paola), già nel 1871 la Comunale
di Milazzo venne trasferita nel convento del Carmine, nella centralissima
omonima piazza, in tre sale (di cui una ex refettorio). Per riattare i locali fu
ottenuto un contributo dalla Provincia di lire 2000. I lavori furono eseguiti
realizzando molte economie grazie anche alla disponibilità del burbero e
brontolone sindaco cav. Andrea Catanzaro (furono riciclati tavole e tavoloni di
proprietà comunali e le scaffalature appartenute alle biblioteche dei disciolti
conventi). Nel 1887 due delle tre sale presentavano scaffalature di
bell’aspetto munite di sportelli con vetro (Torello Sacconi). Una terza sala,
causa la penuria di disponibilità finanziarie, presentava invece scaffalature
precarie con molti libri accatastati per terra, come riportato dallo stesso
Zirilli nel maggio 1884. Che il 19 settembre 1883, in una nota inviata al
Sindaco, non mancava di lamentare un inconveniente alquanto spiacevole:
«Comm. Stefano Zirilli per la Biblioteca
Popolare Circolante di Milazzo.
Il soprascritto è nel dovere di riferire al
Sig. Sindaco quel che ha sempre rapportato a tutti i precedenti Amministratori,
cioè che nelle sale della Biblioteca Comunale si osservano diversi stillicidi
nelle giornate piovose, e specialmente nella terza (antico Refettorio) cade
l’acqua come in aperta campagna. Prega quindi nuovamente perché sia dato quam
citius il necessario riparo alle tettoie».
Il fondo antico della Comunale di Milazzo negli anni Sessanta, quando era ospitato nel Palazzo Municipale
La catalogazione dei volumi - Riporta
l’inconfondibile calligrafia di Zirilli che appare sia nel numero di ingresso
“entro il suggello”, ossia entro il timbro, che nel dorso di ciascun volume. Lo
aiutava in quest’opera di catalogazione un giovane Gioacchino Chinigò, altro
illustre milazzese, che molti anni più tardi avrebbe auspicato l’affissione del
ritratto dello stesso Zirilli, «poderosa figura d’intellettule», nelle sale
della Biblioteca.
Orari di apertura - Nel 1876 Stefano
Zirilli scrisse che la Biblioteca apriva 4-5 ore al giorno. Nel 1887 Torello
Sacconi, in sede di ispezione alle biblioteche comunali italiane, giudicava
l’apertura al pubblico della biblioteca milazzese molto limitata: 4 ore al
giorno, dalle 8:00 alle 12:00, ovviamente nei giorni feriali. A maggio e giugno
addirittura l’apertura era limitata a soli due giorni la settimana.
Il primo custode - Fu Giuseppe Sineri
(1837-1920). Grazie a lui ci è pervenuto il discorso inaugurale «pronunciato il
giorno 4 giugno 1876 in occasione della solenne apertura della Biblioteca». Ne
fece una copia di riserva, temendo che l’originale potesse sbiadirsi e
diventare illeggibile. In tale copia annotò e censì anche alcuni volumi
purtroppo involati: un elenco destinato ad accrescersi nel tempo, soprattutto
in occasione del secondo conflitto mondiale e purtroppo anche nel recente anno
2007. La ferita degli ultimi furti è ancora aperta! Sua inoltre la calligrafia
di gran parte della corrispondenza in uscita della Biblioteca comunale, anch’essa
giunta sino ai nostri giorni e risalente al periodo 1878-1884: fu inviata con
cadenza quasi quotidiana dal “bibliotecario gratuito” Stefano Zirilli, che in
tali missive, alla data del 23 maggio 1881, così scriveva:
«il sottoscritto Consigliere Comunale
Delegato allo impianto ed ordinamento di questa Biblioteca attesta con
soddisfazione che il Sig. Giuseppe Sineri fin dal 4 maggio 1870 ha prestato
lodevole ed utile servizio in questa Biblioteca con la qualità di Custode, per
cui meriterebbe un miglioramento di posizione, epperò si crede nel dovere di
raccomandarlo, come lo raccomanda, alla considerazione ed alla giustizia del
Consiglio. Stefano Zirilli».
Le donazioni arricchiscono il patrimonio
librario - La strategia del ricorso alle donazioni non tardò ad essere
applicata. Su La Gioventù, rivista
dell’Istruzione Pubblica in Italia diretta da Augusto Alfani ed Emilio
Piovanelli apparve nel 1870 (anno IX, vol. 1, p. 554) questo annuncio
abbastanza eloquente:
«Biblioteca di Milazzo - I signori Francesco Carlo
Bonaccorsi e Comm. Stefano Zirilli, Membri del Consiglio Comunale di Milazzo in
Sicilia, delegati dallo stesso Consiglio per la formazione di una Biblioteca
pubblica comunale ed in parte circolante, si rivolgono a tutti gli Editori,
agli istituti scientifici, alle Accademie, Comizi agrari ec. e ad ogni
filantropo cittadino italiano invitando a donare delle opere alla Biblioteca
che viene ad essere istituita».
L'Italia Agricola, n. 16 del 31 agosto 1870
Annuario delle Biblioteche Popolari d'Italia, Firenze 1872, pag. 36
Il Re d’Italia, primo tra i donatori -
Nell’esporre, durante il suo discorso inaugurale, il lungo elenco dei donatori
Stefano Zirilli iniziò «per reverenza» da Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II,
dalla cui Casa furono recapitati nel 1872 15 volumi, tra i quali la Storia del Parlamento Subalpino del Brofferio
(ingressata coi numeri 5151-56). Altra donazione - dopo un tentativo non andato
a buon fine nel 1878, ossia subito dopo la morte del primo Re d’Italia - fu
ricevuta nel 1884 dal successivo sovrano Umberto I, che questa volta rispose
senza indugi al rinnovato appello dello Zirilli.
Il contributo dell’on. Giuseppe Calcagno
Cumbo - Ma il più generoso dei donatori fu indubbiamente l’on. Calcagno,
“deputato al Parlamento”, da cui nel 1873 si incassò un generoso contributo in
denaro di 500 lire, che si aggiunse a ben 414 volumi, alcuni di «pregio bibliografico»,
come la terza edizione delle Fortificazioni
del Lorini (9424) ed i tre volumi del Tartaglia (9426-28), giunti
fortunatamente sino a noi. I numeri d’ingresso appena citati testimoniano che
già nel 1873 il patrimonio librario stava per raggiungere quota 10.000 volumi.
Ma c’è di più: l’onorevole si premurò per far spedire diverse pubblicazioni dai
diversi Ministeri, dai quali giunse un cospicuo numero di volumi che
arricchirono e non poco la Biblioteca. Fece eccezione il solo Ministero
dell’Istruzione Pubblica, quello preposto alla tutela delle biblioteche
italiane, dal quale non giunsero né libri, né un solo centesimo, anche se
Zirilli non nascondeva di nutrire qualche speranza nel nuovo ministro che stava
per subentrare al precedente tutt’altro che generoso. Il 23 maggio 1873 il
consiglio comunale ringraziò pubblicamente il Calcagno con apposita
deliberazione.
E quello del compianto barone Piaggia -
Un posto ragguardevole tra i donatori della Comunale di Milazzo occupa lo
storico cittadino Giuseppe Piaggia, scomparso prematuramente nel 1871 a
cinquant’anni. Oltre ad aver promosso la donazione di 52 volumi in famiglia,
nella qualità di redattore del Giornale
di Sicilia avviò a Palermo una massiccia campagna di donazione che fruttò
circa 400 volumi, donati appunto da cittadini palermitani. La Giunta comunale
con delibera 3 marzo 1870, apparsa sullo stesso Giornale di Sicilia, non mancò di ringraziare la generosità del
popolo palermitano. Da parte sua lo Zirilli, riconoscente soprattutto per il
poderoso contributo dato dal Piaggia con le sue monumentali Memorie della Città di Milazzo (edizioni
del 1853 e del 1866), ne fece collocare sulla “porta maggiore” della Biblioteca
il ritratto ad olio dipinto dal fratello reverendo.
Volume donato dal Generale Giacomo Medici. Riporta i nominativi dei Caduti nella Battaglia garibaldina del 20 luglio 1860
Le altre donazioni: cenni - L’elenco
che raccoglie gli atti di generosità a favore della Biblioteca è davvero lungo.
Basti pensare che nel 1876 il numero
delle pubblicazioni donate ascendeva a 3.600 unità, tra volumi ed opuscoli.
Il nominativo di ogni donatore veniva
riportato nel catalogo generale, nel frontespizio del singolo volume ed infine nell’albo
dei donatori. Tra questi figurava il marchese
di Roccaforte, cui si deve la donazione dei due grandi volumi
settecenteschi curati dal Testa - oggi in gran parte tarlati - che raccolgono i
capitoli del Regno di Sicilia (5000 e 5001). Il generale Giacomo Medici, allora senatore del Regno, inviò 70 volumi, oltre
ad un certo numero di opuscoli, manifestando così il suo attaccamento alla
città che nel luglio 1860 lo aveva visto - assieme a Zirilli - tra i
protagonisti della battaglia garibaldina. Persino Alessandro Manzoni rispose all’appello di Stefano Zirilli, che così
rispondeva:
«A Sua Eccellenza Sig. Conte Alessandro
Manzoni
Senatore del Regno, Milano
Milazzo, 1mo luglio 1872
Illustrissimo e Venerando Sig. Conte,
Ella ci ha concesso più che non osavamo
sperare. Noi conserveremo preziosissima e come monumento di questa Biblioteca
la carta di visita con le poche e benevoli parole vergatevi di suo pugno; tanto
è il rispetto e la venerazione che ogni buono italiano ha pel Nestore della
patria Letteratura. Ed io, meschinissima nullità a fronte di tanto nome,
conserverò gelosamente la busta nella quale me la indirizzava, tanto mi tengo
onorato da questo indirizzo.
Voglia, Sig. Conte, credermi sinceramente.
Aff.mo Servo ed Ammiratore Stefano Zirilli».
Tra i donatori
citati nel discorso inaugurale del 1876 figura ancora Paolo Grill da Messina, il quale donò ben 146 volumi, fra i quali
«rimarchevolissimo il primo tomo della Raccolta del Ramusio (5961)». Il
riferimento è alla meravigliosa raccolta in 3 volumi intitolata Delle navigationi et viaggi, un
trattato geografico redatto nel Cinquecento dal diplomatico e geografo
trevigiano Giovan Battista Ramusio (1485-1557). Il trattato venne pubblicato in
tre volumi in diverse edizioni. Grill donò alla Comunale di Milazzo il volume
più antico, ossia il primo volume della prima edizione, edito nel 1550 a
«Venetia appresso gli heredi di Lucantonio Giunti». Purtroppo questo volume,
che ha rappresentato il vanto della nostra Biblioteca per circa 140 anni e «nel
qual si contiene la descrittione dell’Africa», pare sia stato trafugato verisimilmente
nel 2007. L’auspicio - se così fosse - è che possa tornare al più presto tra i volumi del nostro
fondo antico.
Tra i numerosi
donatori non mancò ovviamente lo stesso Stefano
Zirilli: tra i suoi ultimi doni ben 3 volumi di carte geografiche databili
perlopiù tra il Cinque ed il Settecento, che oggi impreziosiscono e non poco il
patrimonio culturale della Comunale di Milazzo.
La permuta coll’editore palermitano Pedone
Lauriel - Un efficace espediente ideato da Zirilli per ottenere libri in
assenza di fondi finanziari fu il ricorso alla permuta coi librai e gli
antiquari. Autorizzato dal consiglio comunale a disfarsi delle copie duplicate
provenienti dalle collezioni dei conventi, nel 1871 offrì 694 di queste copie,
tutte opere ecclesiastiche valutate 1.748 lire, al libraio-editore Giuseppe
Pedone Lauriel di Palermo, il quale (rappresentato dal bibliofilo Giuseppe
Maria Mira, l’autore della monumentale Bibliografia
Siciliana) consegnò in cambio 304 volumi tra moderni ed antichi, per un
valore complessivo di oltre 2.000 lire, un valore di gran lunga superiore a
quello delle sudette 694 copie. Tra i volumi consegnati dal Pedone Lauriel i 2 tomi Delle Antiche Siracuse del Bonanni, giudicati rari
nell’Ottocento sia dallo Zirilli che dalla suddetta Bibliografia Siciliana del Mira. Purtroppo di questi volumi si
conserva oggi soltanto il secondo tomo (9156), essendo andato perduto il primo
(pubblicato nel 1717 ed ingressato col n. 9155), trafugato durante il recente riordinamento
dell’Archivio Storico comunale, ove era custodito, sfuggito alla conservazione del
fondo antico entro le casse lignee sigillate all’indomani della mareggiata del
1981 che provocò la chiusura per diversi anni della Biblioteca. Lo scrivente -
che ebbe modo di esaminarlo - lo ricorda con eleganti tavole e soprattutto
profondamente tarlato. E ricorda di non averlo mai più visto in seguito:
ennesimo trafugamento avvenuto intorno al 1998, malgrado fosse un volume pieno
di lunghe gallerie prodotte dai tarli.
Dalla libreria
del Pedone Lauriel proviene anche la
cinquecentina intitolata Rerum Sicularum
Scriptores (8931), apparsa a
Francoforte nel 1579. Contiene anche il contributo del Fazello che descrive
pure la nostra Milazzo: purtroppo però la pagina che ne parla è stata sottratta
impunemente! Ma c’è di più: il volume è stato oggetto di un tentativo di
ricettazione nel 2007. Esso reca sul frontespizio un secondo numero, il 992,
che si aggiunge a quello originario (8931) con cui fu citato dallo Zirilli nel Discorso inaugurale pronunciato il giorno 4
giugno 1876 in occasione della solenne apertura della Biblioteca. Il
secondo numero 992 è riportato invece nella scheda libro n. 064 redatta nel
1994 in occasione della catalogazione del fondo antico, che richiese la
temporanea apertura delle casse lignee. Ebbene quando si ebbe l’intenzione di
sottrarre il libro al patrimonio librario comunale e di farne oggetto di
ricettazione, i due numeri furono artatamente cammuffati da un timbro tondo e
da un secondo di forma ovale riportanti la dicitura “Il Vespro - Circolo
Culturale - Palermo 1906”, allo scopo di far credere all’ignaro acquirente che
il volume fosse di provenienza privata (il sodalizio “Il Vespro”, per
l’appunto) piuttosto che pubblica. Ma anche al fine di occultarne i numeri
d’ingresso con cui era stato registrato a Milazzo prima del 1876. Per rendere
ancora più credibile il cambio dei connotati furono inoltre cancellate dal
frontespizio le cifre della collocazione scritta a matita. E furono cancellati
- anche se si intravedono ancora - il timbro ovale nero ottocentesco della
Biblioteca e quello tondo azzurro risalente agli anni Sessanta della medesima
Biblioteca. Peraltro il volume in questione fu posseduto originariamente - come
si evince dallo stemma riportato in copertina sopra l’anno 1606 - dal famoso
poeta tedesco Theobald Hock (1573-c. 1620),
il cui profilo biografico viene riportato anche dall’Enciclopedia Treccani. Tale originaria proprietà è documentata
anche nel sito internet della Biblioteca di Ricerca della Boemia Meridionale, consultabile
al link:
https://www.kohoutikriz.org/autor.html?id=hock&t=p
Tale sito
riporta - per gentile concessione della Biblioteca comunale - la copia
milazzese in una serie di foto scattate nel 2011, dopo il fallito tentativo di
ricettazione.
L’apposizione
del doppio timbro de “Il Vespro - 1906 ” appare anche sul frontespizio di una
seicentina: Pietro Bellorio, Veterum
illustrium philosophorum poetarum rhetorum et oratorum imagines etc., Io.
Iacobum de Rubeis, Roma 1685. Anche in questo caso il doppio timbro ricopre il
numero di ingresso apposto dallo Zirilli (9550), che sul frontespizio scrisse
anche «Dono del Deputato Calcagno, 1873».
Il libro, già di proprietà della Biblioteca prima dell’inaugurazione del 1876,
è stato dunque anch’esso oggetto di tentata ricettazione.
Il furto di
Milazzo rientra in una serie di furti che hanno interessato diverse biblioteche
siciliane nello stesso anno 2007. Ne fa fede il seguente link che rimanda al
sito ufficiale della Regione Siciliana
http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/carabinieri/museoritrovato/properties_view_col.asp?editid1=194
ove si fa
riferimento ad antichi volumi del Museo Mandralisca di Cefalù, la cui
biblioteca è stata oggetto di furto. In particolare per tale Museo si fa
riferimento a «nr. 9 libri costituiti
da cinquecentine e seicentine fra i quali una “Aldina” del 1515. Dimensioni
varie. Segnatura in pergamena». A tali volumi si affiancano «nr. 56 libri
risalenti anch’essi al ‘500, ‘600 e ‘700 di varie segnature e dimensioni
(provento di furti in altre biblioteche siciliane)», inclusa la Comunale di
Milazzo, dunque. Tale pagina web, nell’illustrare le indagini del Nucleo Tutela
Patrimonio Culturale dei Carabinieri, mostra in particolare 6 fotografie di
opere sottratte al Museo Mandralisca. In particolare, sul frontespizio del Vignola illustrato (Roma 1770) e su
quello del Tolomeo intitolato Geografia
cioè Descrittione Universale della Terra (Padova, 1621) appare il timbro
recante la dicitura “Il Vespro - Circolo Culturale - Palermo 1906”, lo
stesso apposto in occasione del tentativo di ricettazione sui preziosi volumi
della Biblioteca comunale di Milazzo.
S'intravedono i timbri della Comunale di Milazzo, nascosti dal timbro del sodalizio "Il Vespro"
La pagina strappata nella quale il Fazello descriveva Milazzo
I furti subiti
dalla Comunale di Milazzo sono testimoniati da questo articolo apparso sulla Gazzetta del Sud sabato 13 ottobre 2007:
«Milazzo - Palazzo D'Amico non apre, la
biblioteca non decolla e... nel frattempo spariscono i preziosi volumi del
fondo antico. Una vicenda inquietante quella portata alla luce da alcuni
consiglieri del centrosinistra e che ieri è stata confermata anche dai
carabinieri. Ricordate la vicenda dell'uomo di Termini Imerese, denunciato
nelle scorse settimane per furto e ricettazione di preziosi volumi nelle
principali biblioteche siciliane? Ebbene, tra i libri trafugati, è stato
accertato che diversi provenivano dal fondo antico della biblioteca comunale
mamertina. Tale individuo avrebbe – come evidenziato dagli inquirenti –
frequentato per molto tempo la biblioteca, avendo accesso al prezioso fondo
antico sulla scorta di una autorizzazione. Un "via libera" – non è
emerso ancora chi abbia firmato tale provvedimento – per consentire a questo
"studioso" di fornire delle informazioni per la catalogazione dei
volumi.
Ed invece i testi sarebbero stati sì
catalogati, ma nell'abitazione di quest'ultimo! Ma, la cosa ancora più
sorprendente – scrivono ancora i consiglieri del centrosinistra – è che nessuno
al Comune avrebbe sporto denuncia in merito alla sottrazione dei volumi. E al
riguardo nell'interrogazione si chiede al sindaco di sapere non solo «i motivi
per i quali a tale persona è stato consentito l'accesso alla biblioteca e per
quanti giorni; come è potuto accadere che fossero sottratti volumi che, per il
loro straordinario valore devono essere custoditi con particolare cura». Quindi
si chiede ad Italiano «come intende sanzionare la negligenza e la
superficialità in primo luogo del dirigente responsabile, che non ha esercitato
i normali controlli atti ad impedire il perpetrarsi di un danno dalle
conseguenze irrimediabili sul nostro patrimonio librario, custode della
preziosa memoria civica.
Al di là della gravità della questione e
della doverosa ricerca delle responsabilità, la vicenda richiama il problema
della tutela dei beni comunali e richiama l'emergenza biblioteca che da oltre
quindici anni non trova più lustro, perdendo quel ruolo di fucina della cultura
siciliana assunto ai tempi della lungimirante gestione del prof. Peppino
Pellegrino. Ma quelli era davvero altri tempi.
E poi la stessa storia del Palazzo D'Amico.
Quasi venti anni per un restauro, continue varianti e finanziamenti per perizie
di variante. L'ultima andrà in appalto nei prossimi giorni per altri 40 mila
euro e riguarda un intervento ai decori. Ma è possibile che in questa città una
ristrutturazione di un'opera pubblica debba essere avere tempi biblici? Non
esistono responsabilità di progettisti, direttori e addetti ai lavori quando il
cosiddetto "cronoprogramma" non viene rispettato?»
In verità
l’autore del furto non era di Termini Imerese, ma di Acquedolci, come si evince
da quest’altro articolo apparso su Repubblica il 5 agosto 2007 ed
intitolato “In vendita su eBay libri
rubati al Mandralisca”:
«I volumi rubati al Mandralisca, insieme con
gli altri trovati in casa del ricettatore di Acquedolci erano venduti
attraverso il circuito delle aste online di eBay. Il "De re rustica"
di Varrone edito nel 1529, il "De rerum Natura" di Lucrezio risalente
al 1515, l'opera omnia di Aristotele datata 1579 e la "Geografia" di
Tolomeo del 1621. Un insospettabile bibliofilo di 41 anni, di Acquedolci, in
provincia di Messina, aveva trafugato i volumi dalla biblioteca della
fondazione Mandralisca, a Cefalù, assieme ad altre cinque edizioni rare, per un
ammontare pari a 80 mila euro. Nell'abitazione del ladro, i carabinieri della
compagnia di Cefalù e del Nucleo patrimonio culturale dell'Arma hanno ritrovato
altri 50 manoscritti antichi, risalenti alla seconda metà del 1500, per un
valore complessivo di circa 300 mila euro. I testi venivano poi messi online su
eBay e venduti tramite asta. L'uomo è stato denunciato per furto aggravato e
ricettazione. Vestito di tutto punto e con una costosa valigetta ventiquattr'ore
andava alla biblioteca della cittadina normanna e fingeva di consultare i
libri. Quando era certo di non essere visto da nessuno, prendeva il testo di
cui aveva chiesto visione, ne cambiava la copertina per sostituirlo con un altro,
e conservava in borsa l'ennesimo esemplare del suo prezioso tesoro. Per nove
volte era riuscito nel suo intento, portando via dagli scaffali della
Fondazione Mandralisca altrettanti volumi, destinati alla vendita online attraverso
il circuito di eBay. All'alba, quando i militari hanno fatto irruzione nella
casa del ladro di testi antichi, ad Acquedolci, ne hanno scoperti tre, fra
quelli mancanti al Mandralisca, già imballati e pronti per raggiungere Canada e
Portogallo. Gli altri 55 erano stati tutti premurosamente sistemati attorno a
una postazione Internet, da dove il quarantunenne della provincia di Messina
gestiva il traffico. Le indagini sono scattate il 13 luglio scorso, dopo che un
turista in visita alla biblioteca del museo Mandralisca ha chiesto di
consultare un libro. «I dipendenti - racconta Giuseppe Simplicio, presidente
della Fondazione - hanno notato che il numero di inventario non corrispondeva
con il testo richiesto. Dopo essersi resi conto dell' assenza del volume, hanno
iniziato una verifica generale che ha permesso di constatare che mancavano
altri testi antichi e che al posto degli originali c'erano altri scritti di
valore notevolmente inferiore». I carabinieri della compagnia di Cefalù hanno
controllato tutti gli utenti della biblioteca e sono così riusciti a identificare
il ladro. Nella sua abitazione hanno scoperto un vero e proprio tesoro di
manoscritti storici, ma le indagini non sono ancora concluse. «Siamo
enormemente grati ai militari - dice Simplicio - per la celerità con cui sono
riusciti a ritrovare i libri trafugati».
L’apposizione del doppio timbro de “Il Vespro - 1906 ” appare anche sul frontespizio di una seicentina: Pietro Bellorio, Veterum illustrium philosophorum poetarum rhetorum et oratorum imagines etc., Io. Iacobum de Rubeis, Roma 1685. Anche in questo caso il doppio timbro ricopre il numero di ingresso apposto dallo Zirilli (9550), che sul frontespizio scrisse anche «Dono del Deputato Calcagno, 1873». Il libro, già di proprietà della Biblioteca prima dell’inaugurazione del 1876, è stato dunque anch’esso oggetto di tentata ricettazione.
L’acquisto di antichi volumi a Roma e la
denuncia di Zirilli sulle razzie al patrimonio librario italiano - Nel
giugno 1874 si presentò un’opportunità ghiotta per la Comunale di Milazzo.
Zirilli, avuta notizia di vendite di antichi volumi a condizioni molto
convenienti, non si fece scappare l’occasione e per il tramite del capitano
marittimo milazzese Antonino Alioto, con una spesa di 400 lire (200 a carico
del bilancio comunale e 200 provenienti da donazioni), riuscì a procurare ben
290 volumi, di cui 196 di diritto e giurisprudenza ed in gran parte antichi.
Formalmente si trattava dell’acquisto di una partita di «carta lorda ad uso
mercerie». A tal proposito, essendo l’articolo posto in vendita costituito solo
ed esclusivamente da carta, i libri oggetto della suddetta compravendita non
presentavano copertine, previamente strappate dai “mercieri” portando con sé le
prime ed ultime pagine, oltre al frontespizio. Ecco perché 66 delle 400 lire
furono destinate a restaurare questi volumi acquistati a Roma, oggi
contraddistinti quasi tutti da una copertina artigianale realizzata dallo
stesso Zirilli con cartoncino rigido di colore grigio.
Zirilli, se da
un lato accolse con soddisfazione questo incremento a prezzo conveniente del
patrimonio librario della Comunale di Milazzo, dall’altro non mancò di
manifestare tutta la propria contrarietà, amarezza e riprovazione, visto che
tra i libri acquistati molti provenivano da disciolte corporazioni religiose
del Lazio, mentre altri, freschissimi di stampa, altro non erano che pubblicazioni
ministeriali che di fatto passarono direttamene dalla tipografia al macero, con
conseguente spreco di denaro pubblico. Per tale motivo denunciò il fatto
pubblicamente, interessando della questione l’onorevole Comin, direttore del
periodico partenopeo Il Pungolo. Il
quale, a sua volta, portò il caso alla Camera dei Deputati, lamentando
l’esosità del capitolo di bilancio destinato a finanziare pubblicazioni e
bollettini ministeriali. Secondo il Comin, molte di tali pubblicazioni
riportavano anno dopo anno in modo quasi ripetitivo i numerosissimi nominativi
dei funzionari, accrescendo il numero delle pagine e dunque la spesa, a suo
parere giudicata inutile ed improduttiva. La sua proposta volta dunque a ridurre
il capitolo del bilancio statale destinati a finanziare le pubblicazioni
periodiche dei ministeri fu fortunatamente avversata dai colleghi deputati.
Fortunatamente, proprio così. Grazie a quelle ripetitive pubblicazioni è stato
infatti possibile rintracciare in questi ultimi anni interessanti notizie
biografiche sul soggiorno milazzese di Federico De Roberto: da un Annuario del Ministero della Guerra è
emerso infatti che il padre dello scrittore fu destinato a Milazzo quale
comandante della fortezza. E questo spiega, tra l’altro, la precisione con cui
De Roberto descrive la passeggiata al Castello di Milazzo nel suo romanzo l’Illusione del 1891. E grazie ai numerosi
Bollettini pubblicati dal Ministero
dell’Agricoltura è stato possibile di recente ricostruire la storia
vitivinicola di Milazzo, in particolare la nascita e l’evoluzione del Regio Vivai di Viti Americane diretto a
Milazzo tra fine Ottocento ed inizio Novecento dall’illustre scienziato
messinese Antonio Ruggeri. Se la proposta del Comin fosse passata,
difficilmente avremmo potuto reperire notizie di questo tipo (cfr. Atti Parlamentari della Camera dei Deputati
- discussioni, legislatura XII, sessione 1874, tornata del 3 febbraio 1875,
Eredi Botta, Roma 1874, p. 983).
Scaffalature del fondo antico della Comunale di Milazzo. Ai piedi della foto in basso, le copertine cartonate o di colore azzurro realizzate da Stefano Zirilli nel restaurare gli antichi tomi provenienti dall'acquisto di «carta lorda ad uso mercerie».
Scaffalature del fondo antico della Comunale di Milazzo. Ai piedi della foto in basso, le copertine cartonate o di colore azzurro realizzate da Stefano Zirilli nel restaurare gli antichi tomi provenienti dall'acquisto di «carta lorda ad uso mercerie».
La
compravendita della «carta lorda ad uso mercerie» è riportata da Zirilli nel
più volte citato discorso inaugurale. È attestata inoltre da questa dettagliata
missiva inviata al direttore del Pungolo di
Napoli:
«Milazzo, 27
Gennaio 1875.
Onorevole Sig.
Iacopo Comin
Direttore del
Pungolo di Napoli
In conferma ed
aggiunzione della interrogazione fatta nella tornata del 19 andante della
Camera de’ Duputati dall’onorevole Manfrin al Ministero sulle sottrazioni di
libri e codici di valore dalle Biblioteche delle soppresse Corporazioni
religiose, debbo denunciare al publico giudizio ed alle serie considerazioni
del Ministro il seguente fatto passato per le mie mani, intorno al quale,
esibisco documenti e declino nomi avvalendomi della publicità del Vs. egregio
Giornale.
Nel passato
mese di Giugno io comprava per conto di questa Biblioteca Popolare, di cui ho
la direzione, una partita di carta lorda ad uso di mercerie del peso di
kg. 485 per lire 334 da una barca arrivata da Roma, ove avevala comprata Dio sa
quanto per cavarvi il nolo ed un piccolo profitto.
Fui indotto a
far questa compra perché avevo avuto sentore di precedenti arrivi della stessa
merce anche da Roma, nei quali erano stati trovati libri pregevoli.
Non mi
ingannai nelle mie previsioni né mi sono pentito di aver comprato come suol
dirsi la gatta nel sacco, peroché nello sciogliere le 14 o 15 ballatte ho
trovato una quantità di opere pregevolissime di giurisprudenza, legislazione,
storia, geografia, materie ecclesiastiche, statistica etc., in 350 volumi
circa, la maggior parte difficile a trovarsi perché ormai non si ripubblicano
più e costerebbero moltissimo, talune rare, una rarissima che è un Plinio del
quindicesimo secolo (1487), il quale solo ha un valore bibliografico di oltre
mille lire.
In quale stato
però erano ridotte? Facevano pietà ed insiem vergogna, peroché non par
credibile che nella Capitale della dotta Italia si vendano a vilissimo prezzo e
per carta lorda opere di merito che illustrerebbero qualunque Biblioteca come
oggi arricchiscono la nostra.
Se a me qui in
Milazzo furono vendute in ragione di 69 centesimi il kilogrammo, quanto ha
dovuto comprarla il capitano della barca a Roma, e quanto il di lui venditore
dal primo? Siccome i merciajuoli non vogliono pagar per carta le legature, così
in Roma vennero strappate in fretta e con poco garbo, in modo che di molte
andaron perduti con le legature i frontespizi non che le prime ed ultime
pagine.
Oggi sono state alla meglio restaurate sichè calcolo che con una spesa di circa 400 lire, compresa la restaurazione, abbiamo un materiale il quale ne val 2.000 anche calcolando il valore bibliografico reale molto al di sotto del merito.
Oggi sono state alla meglio restaurate sichè calcolo che con una spesa di circa 400 lire, compresa la restaurazione, abbiamo un materiale il quale ne val 2.000 anche calcolando il valore bibliografico reale molto al di sotto del merito.
La fisonomia
più spiccata di questi libri rivela la provenienza monastica per la gran parte,
ma ve ne ha pure di provenienza governativa e talune pubblicazioni ufficiali
freschissime del 1874. Notate che la barca comprava in Roma questa partita di
carta lorda nei primi di maggio 1874!
Pare dunque
manifesto che le deplorate sottrazioni dal Deputato Manfrin non sono avvenute
solo dalle librerie delle disciolte Case religiose, ma anche da più alto luogo,
come risulta dalle seguenti mie note rilevate dai libri medesimi e precisamente
da quelli che portano in fronte qualche marca sù frontespizi:
- Portius (Christopharus,
ndr), Comt. in Iustiniani fol. (cinquecentina, ndr), Hereditatis Pirovanae
(suggello);
- Viviano (Giuliano Viviani, ndr), Praxis Iurispatronatus fol., Filippo Bardi (manoscritto);
- Pacifico (Statilio, ndr), De Salviano (Tractatus del XVII sec., ndr) fol., Armellini (suggello), I. Ant. De Marii (manoscritto);
- Statistica Austriaca in tedesco, Bib. Della R. Segreteria di Stato Interni (suggello);
- Altra idem idem, Ministero di Agricoltura Direz. della Statistica (suggello);
- Altra Prussiana idem, Ministero di Agricoltura Direz. della Statistica (senza suggello);
- Altra idem idem idem;
- Albitio Cardinale, De inconstantia in iure (XVII sec., ndr) fol., ex Sancto Officio (manoscritto);
- Menochio (Io. Stephani, ndr), Comm. Sacrae Scripture fol. (XVII sex., ndr), Stephani Falalchi (manoscritto);
- Regolamento per la leva 4°, Uditorato Generale di Guerra (suggello);
- Pietri, Politique Francaise, Ministero Esteri Archivj e Bibliot. (suggello);
- Matteucci, Officialis Curiae etc. fol., Publicetur p. Io. Bap. Carus Magister et socius R. P. Sacri Ap. Pal. Magistri;
- Baronio Annalaes Eccl. (un suggello inintellegibile).
- Viviano (Giuliano Viviani, ndr), Praxis Iurispatronatus fol., Filippo Bardi (manoscritto);
- Pacifico (Statilio, ndr), De Salviano (Tractatus del XVII sec., ndr) fol., Armellini (suggello), I. Ant. De Marii (manoscritto);
- Statistica Austriaca in tedesco, Bib. Della R. Segreteria di Stato Interni (suggello);
- Altra idem idem, Ministero di Agricoltura Direz. della Statistica (suggello);
- Altra Prussiana idem, Ministero di Agricoltura Direz. della Statistica (senza suggello);
- Altra idem idem idem;
- Albitio Cardinale, De inconstantia in iure (XVII sec., ndr) fol., ex Sancto Officio (manoscritto);
- Menochio (Io. Stephani, ndr), Comm. Sacrae Scripture fol. (XVII sex., ndr), Stephani Falalchi (manoscritto);
- Regolamento per la leva 4°, Uditorato Generale di Guerra (suggello);
- Pietri, Politique Francaise, Ministero Esteri Archivj e Bibliot. (suggello);
- Matteucci, Officialis Curiae etc. fol., Publicetur p. Io. Bap. Carus Magister et socius R. P. Sacri Ap. Pal. Magistri;
- Baronio Annalaes Eccl. (un suggello inintellegibile).
E dopo tutto
il fin qui detto non faccio commenti, che meglio di me potrete farli Voi
stesso, i contribuenti dai quali si spreme il sangue e poi si lasciano depredar
gli interessi con tanta leggerezza e vergogna nostra, li potrà far la Camera
che con inqualificabile faciltà accetta le facili e comode denegazioni del
Ministro di Grazia e Giustizia, e le scuse del Ministro della Pubblica
Istruzione, il quale non ha assunto alcuna ingerenza sulle Biblioteche delle
Corporazioni disciolte, non parlo delle ingenue dichiarazioni del Ministro
dell’Interno che eccitano la ilarità della Camera.
Devotissimo
servo, Stefano Zirilli».
Gli incunaboli della Biblioteca comunale
- Grazie all’acquisto in Roma della «partita di carta lorda ad uso mercerie»
giunse a Milazzo la copia di un pregevole incunabolo pubblicato a Venezia nel
1487. La Naturalis Hystoriae è indubbiamente il capolavoro di Plinio il
Vecchio, deceduto nel 79 d. C. a causa delle esalazioni rilasciate
dall’eruzione del Vesuvio. Il testo è una vasta enciclopedia in 37 volumi che
tratta di geografia, antropologia, zoologia, botanica, medicina, mineralogia,
lavorazione dei metalli e storia dell'arte. In particolare il libro XIV tratta
di enologia e viticoltura, cogli inevitabili riferimenti al vino Mamertino, prodotto nel Messinese e
citato tanto nel capitolo VI, quanto nel cap. XV di tale libro, ove viene
citato tra i vini offerti da Giulio Cesare nel banchetto che celebrò il suo
terzo consolato. La sorte volle che questo volume cadesse nelle mani di Stefano
Zirilli, competentissimo enologo e viticoltore, peraltro produttore di Mamertino da lui imbottigliato e spedito
in versione liquorosa in ogni angolo d’Italia. Purtroppo, come ricordava lo
stesso Zirilli nel discorso inaugurale, l’incunabolo risulta privo della prima
pagina e macchiato dall’umidità del mare, guasto quest’ultimo sofferto durante
la navigazione a cura del capitano milazzese Antonino Alioto. Se non fosse
stato per questi due inconvenienti tale incunabolo – sosteneva Zirilli –
avrebbe presentato un valore superiore alle 500 lire. L’incunabolo di Plinio il
Vecchio (ingresso 11157) si trova oggi in ottime condizioni, essendo stato
restaurato a S. Martino delle Scale (PA) nel 1984.
Naturalis Hystoriae pubblicata nel 1487
Urgente intervento di restauro necessita
invece il De priscorum proprietate
verborum di Giuniano Maio (numero di ingresso 13142), pubblicato nel
1490, privo delle indicazioni del luogo di pubblicazione e dell’editore e
purtroppo caratterizzato dalla presenza di estesi camminamenti di tarli
(anobidi). Fu acquistato dalla Biblioteca, assieme ad una copia manoscritta del
Palermo ristorato di Vincenzo Di
Giovanni, tra il novembre ed il dicembre 1881. Per il suo acquisto e per quello del manoscritto appena citato furono
spese in tutto 18 lire. Le trattative furono riferite dallo Zirilli a
Gioacchino Di Marzo, «Bibliotecario Capo della Comunale di Palermo», in questa
missiva datata 16 novembre 1881:
«…dalle relazioni del possessore sembra che
[il manoscritto del Di Giovanni, ndr] l’abbia acquistato fra molti altri libri
antichi, in Roma, da un siciliano ivi stabilito da oltre 50 anni, che poco si
curava di libri e tenevali qual mobile inutile depositati in un tetto morto
della sua casa. Mi vorrebbe pure vendere un codice stampato del XV secolo,
anche intaccato dall’umido, ma in molto migliore stato del superiore
manoscritto. Grosso volume in fol.o senza frontespizio, senza numerazione di
pagine, senza richiami, senza registro, in piedi alla cui ultima pagina si
legge questa sottoscrizione: Iuniani Maii
equitis neapolitani oratoris clarissimi liber de priscorum proprietate verborum
finit MCCCCLXXXX Die xxiii Februarii (senza luogo, né tipografia). Il recto
della prima carta è bianco, nel verso è impresso il Prologo con la dedica a
Ferdinando Re d’italia. Non essendo la prima edizione che fu del 1475, ed
essendo in molto mediocre stato, ne ho offerto lire 10, ma non mi è stato
rilasciato. Forse l’avrò col manoscritto quando ci potremo mettere di accordo.
Ella che ne pensa?».
Purtroppo tra le carte d’archivio della
Biblioteca non è pervenuta la corrispondenza in entrata, ragion per cui non
conosciamo il contenuto della missiva di risposta del Di Marzo, che nel 1884
avrebbe spedito ad un prezzo conveniente, su reiterata richiesta dello Zirilli,
i due monumentali suoi volumi sui Gagini, ancor oggi posseduti dalla nostra
Biblioteca. A proposito di Giuniano Maio (c. 1430-1493), possiamo tuttavia
aggiungere che fu maestro dei principi della casa reale di Napoli e di Iacopo
Sannazzaro. Nel 1480 ottenne dal re Ferdinando I d’Aragona il titolo di
cavaliere, da cui la dicitura equitis
neapolitani citata dallo Zirilli. Inoltre, la sua opera principale fu proprio
il De priscorum proprietate verborum, ossia il libro sulla proprietà
delle antiche parole, il quale, se non fu il primo, indubbiamente fu tra i
primissimi dizionari di latino ad essere pubblicati in Italia. Un vero e
proprio successo editoriale, tanto da meritare nel corso del Quattrocento diverse
ristampe. Si tratta dunque di un dizionario di voci latine, con i lemmi
disposti dalla A alla Z, ma non in perfetto ordine alfabetico, dove peraltro compaiono
molte citazioni di classici latini, da Virgilio a Cicerone a Orazio.
Il Giuniano Maio del 1490 andò ad
incrementare nel 1881 il numero degli incunaboli della Comunale di Milazzo, il
cui numero, nel discorso inaugurale del 1876, ascendeva a 7 unità, anche se
Zirilli ne indicava erroneamente 6 (non includeva infatti tra gli incunaboli il
primo dei 7 volumi della Bibbia commentata dal cardinale francese Ugone,
provenienti dal Convento dei Cappuccini ed ingressati coi numeri 2885-2891,
volumi editi a Basilea tra il 1498 ed il 1502: ed il primo volume fu pubblicato
appunto nel 1498). Di questi 7 incunaboli ne sopravvivono oggi soltanto 4,
ossia il Plinio del 1487, l’Ugone appena citato ed altri 2 volumi di argomento
religioso, ossia le Prediche
quaresimali di Leonardo da Udine (Leonardo Mattei, 1399-1469),
pubblicate nel 1479 (n. di ingresso 7361), prive delle prime 9 carte, provenienti
dal Convento di S. Papino e restaurate nel 1984 a S. Martino delle Scale, ed un’opera
di S. Tommaso d’Aquino pubblicata a Venezia nel 1495 (ingresso 3075),
come si evince dal colophon che riporta anche la marca tipografica dell’editore
Ottaviano Scoto da Monza (proveniente dalla biblioteca del convento dei Minimi
di Milazzo, anche tale incunabolo è stato restaurato a S. Martino delle Scale
nel 1984).
Frontespizio e colophon del Leonardo da Udine (1479) proveniente da S. Papino
Sono purtroppo andati perduti i restanti 3
incunaboli indicati nel più volte citato discorso inaugurale dello Zirilli:
trattasi di un Ludolfo di Sassonia del 1474 (ingr. 1934), di un Diodoro Siculo
del 1496 (56) e di un Nicolò Di Lira del 1500 (7690). Perduti nel corso del
secondo conflitto mondiale: nella pubblicazione intitolata La ricostruzione delle biblioteche italiane dopo la guerra 1940-45
(vol. 1 “I danni”), edita a cura del Ministero della Pubblica Istruzione (Roma,
Arti Grafiche F.lli Palombi, pagg. 312 e 313), si legge infatti che alla
Biblioteca comunale di Milazzo furono asportati «dalle truppe alleate ed anche
dai civili» ben 4 incunaboli.
Il quarto incunabolo perduto durante il
secondo conflitto mondiale è un’operetta di Arnaldo da Villanova, medico ed
alchimista catalano vissuto tra il Due ed il Trecento. Pare sia stato
seppellito nel sarcofago esistente entro il Castello di Montalbano Elicona: ciò
secondo una tradizione che si tramanda dal Fazello, ossia dal Cinquecento in
poi. E difatti proprio a Montalbano è stato organizzato nel 2015 un convegno
internazionale in suo onore. Scrisse tra l’altro De arte cognoscendi venena, un piccolo incunabolo lungo circa
20 cm e di poco meno di 20 pagine che nella Biblioteca comunale di Milazzo era
stato ingressato dallo Zirilli col numero 11693 tra le opere di medicina (cfr. Elenco manoscritto delle opere di edizioni
antiche a cura del custode Giuseppe Sineri, custodito presso l’Archivio
Storico della Città di Milazzo tra le antiche carte della Biblioteca assieme ai
primissimi ed utilissimi registri per materie della stessa Biblioteca). Non
conosciamo la provenienza di questo incunabolo, così come non conosciamo quella
dell’altro incunabolo - che riporta tra le prime pagine un timbro non meglio
identificato di altra biblioteca - tuttora esistente nel fondo antico della
Biblioteca (ingresso 11720) e scritto da Jean de Jandun (morto nel 1328).
Intitolato Questiones domini Ioannis
de Ianduno Super tres libros de anima Aristotelis, fu pubblicato a
Venezia nel 1488, come si evince dal colophon che riporta anche la marca
tipografica dell’editore Ottaviano Scoto. Teologo, scrittore, politico e
filosofo, Jean de Jandun fu uno dei principali studiosi di Aristotele dell’epoca
(visse anch’egli tra Due e Trecento).
Questi ultimi due incunaboli, sebbene
classificati da Zirilli come «codici del XV secolo», non sono stati stranamente
citati tra le quattrocentine elencate nel discorso inaugurale. Così come non è
stato citato l’incunabolo dell’umanista e diplomatico veneto Ermolao Barbaro (1453-1493),
pubblicato a Cremona nel 1495 ed intitolato Castigationes Hermolai in Plinium castigatissimae: quum Vix post
Romanas: caeteris tamen adhuc impressis: uel ab opicis quidem non posthabendae
(a cura di Augustinus Grandis). Restaurato a S. Martino delle Scale nel 1984,
tale incunabolo risulta privo delle prime 8 carte e delle ultime 33. E poiché
Zirilli gli attribuì (evidentemente per errore) lo stesso numero di ingresso del
Plinio il Vecchio (11157), è ipotizzabile che provenga dall’acquisto romano di
«carta lorda ad uso mercerie», circostanza che spiegherebbe la mutilazione,
visto che - come si è accennato - presenta pagine strappate sia all’inizio che
alla fine. Peraltro l’identificazione col Plinio il Vecchio non è poi tanto
casuale, visto che l’opera del Barbaro è incentrata proprio sulle imprecisioni
e sulle invenzioni - e dunque sulle correzioni - della Naturalis historia.
Sin qui, sia pure a grandi linee, l’infaticabile
e straordinario contributo di Stefano Zirilli, anima e cuore pulsante della
Biblioteca che oggi non a caso porta il suo nome. Un’opera eccezionale che
nell’arco di appena un decennio consentì al patrimonio librario della Comunale
di crescere notevolmente, balzando dai circa 12.000 volumi citati nel discorso
inaugurale alle 15.495 unità registrate nel giugno 1886. Un contributo, quello
dello Zirilli, che ricevette la giusta ricompensa nel 1887, circa 3 anni dopo
la sua morte, quando la Biblioteca comunale di Milazzo fu oggetto di ispezione
ministeriale da parte di Torello Sacconi, l’ex prefetto della Nazionale di
Firenze. Chiamato ad ispezionare le biblioteche italiane a vent’anni dalla
soppressione delle corporazioni religiose, per verificare quali biblioteche
fossero davvero sorte in seguito alla consegna dei volumi dei disciolti
conventi e quali invece fossero rimaste solo sulla carta, il Sacconi additò
come caso esemplare proprio la Comunale di Milazzo diretta amorevolmente da
Stefano Zirilli, che la guidò sino alla sua morte avvenuta nel dicembre 1884.
Il testo che riportiamo di seguito, riscoperto dalla dott.ssa Elena Scrima che
non finiremo mai di ringraziare per queste preziose ricerche condotte presso
l’Archivio Centrale dello Stato in Roma, si commenta da solo:
«Dopo
la Beriana di Genova la biblioteca meglio sistemata e diretta fra le comunali
vedute finora da me è certamente quella di Milazzo in Sicilia, che iniziata con
le sole librerie dei conventi, ebbe in pochi anni un incremento affatto insolito
e un ordinamento quasi completo. Fu solamente sul cadere del 1868 [1869, ndr]
che vennero consegnate a quel comune cinque librerie monastiche con circa 5000
volumi, quasi tutti ecclesiastici e molti ancora incompleti, e non era passato
il 3 di gennaio 1870 quando la nuova biblioteca civica fu provvisoriamente
aperta al servizio del pubblico. Ne ebbe prima di tutti la direzione come
bibliotecario gratuito il commendatore Stefano Zerilli, colonnello del Genio,
già presidente del comitato insurrezionale della Sicilia, all’opera indefessa
del quale, aiutato da altri benemeriti cittadini, deve la biblioteca il suo
maggiore incremento, la sistemazione e i cataloghi (…). Per rimediare alla
perdita eccessiva di spazio e ad altri inconvenienti (…), il conte Antonio
Cumbo-Borgia, nuovo bibliotecario gratuito succeduto al Zerilli e non meno di
lui generoso e zelante, ha posto mano ad un riordinamento dei libri secondo la
loro altezza, senza turbare la divisione delle materie, e dando ad essi una
numerazione più semplice e regolare. (…) Le cose accennate per altro bastano a
far conoscere che per il rapido incremento, per la esattezza e varietà dei
cataloghi, come per l’utilità che arreca quella libreria, essa è una delle più
notevoli fra le comunali del Regno. E chi poi consideri che ciò si è ottenuto
in un piccolo paese ove sono appena le scuole elementari e le tecniche e che
tutto si è fatto da privati cittadini concorrenti a gara coll’opera loro
spontanea e gratuita, dovrà necessariamente ammirare lo spirito filantropico e
patriottico dei Milazzesi, veramente degno d’incoraggiamento e di premio. A me
sembrerebbe pertanto che un sussidio di 40500 lire per parte del Ministero che
non ne diede mai alcuno a quella biblioteca, giungerebbe giusto e opportuno, e
avrebbe anche un’efficacia nei comuni vicini di Barcellona e Castroreale, che
con la loro inerzia e malvolere si meritarono invece un trattamento affatto
diverso» (Fonte: E. Scrima, Le
Biblioteche claustrali della Provincia di Messina tra “Unità” e dispersione,
tesi di dottorato di ricerca in Scienze
Librarie e Documentarie, Università La Sapienza di Roma).
La
corrispondenza di Zirilli - Prima
di concludere queste brevi note, meritano un ulteriore cenno le corpose
corrispondenze in uscita della Biblioteca comunale (periodo 1878-1884), le
quali se da un lato consentono di arricchire il profilo biografico dello
Zirilli, dall’altro permettono di accertare la provenienza di diversi volumi
oggi custoditi nella stessa Biblioteca. E’ il caso ad esempio della cinquecentina
Historie et descrittione del regno di
Sicilia, di Gioseppe Carnevale dottor di legge diuise in due libri (Appresso
Horatio Saluiani, Napoli 1591), acquistata nell’ottobre 1881 dal libraio
Giuseppe Dura di Napoli (Strada S. Carlo, 40) assieme ad altri 6 volumi, ivi
incluso il manoscritto Diario del Governo
del Duca d’Ossuna (prezzo d’acquisto totale delle 7 opere: 30 lire).
Edizione aldina della Biblioteca comunale
Notizie come
questa sono alternate a volte a corrispondenze di natura strettamente private,
anche commerciali. Come quando il 14 settembre 1881 scrive all’amico Achille
Savini di Venezia (che negli anni Settanta aveva indirizzato in dono alla
Biblioteca i 13 volumi della Storia della Repubblica Veneta del Cappelletti) per
informarlo delle vendemmie in corso nella Piana di Milazzo. Il Savini infatti
intratteneva rapporti commerciali - perlopiù compravendite di vini - con la
casa Giuseppe Zirilli & Figli, diretta dallo stesso Stefano Zirilli.
In tale missiva Zirilli chiedeva al Savini di cercare a Venezia alcune piante
di Milazzo, con particolare riferimento a quelle dell’Assedio spagnolo del
1718/19. Piante necessarie per i suoi studi di storia patria: «Passo da 8 a 10
ore a tavolino studiando quel che avrei dovuto studiar giovine, la storia del
mio paese», scriveva il 29 agosto 1881 all’amico Gaetano De Montaud, residente
a Napoli, informandolo anche sulle iniziative industriali del figlio Giuseppe,
che aveva appena fondato a Milazzo il sansificio Zirilli, Bonaccorsi & Lucifero per l’estrazione dell’olio dalle
sanse di olivo attraverso il solfuro di carbonio, il terzo stabilimento del
genere ad essere impiantato in Italia: «Peppino è perduto ingolfato nelle
speculazioni industriali, (..) io stesso [lo] vedo assai di raro e sempre alla
sfuggita. Papà buon giorno, come state?
E va via senza aspettar risposta». Anche all’appena citato amico di Napoli
Zirilli chiese il favore di ricercare nel capoluogo partenopeo le piante
dell’Assedio. Ed a tal proposito, attraverso lettera dell’Amministrazione
comunale e chiedendo aiuto al deputato marchese di Sant’Onofrio, nel dicembre
1882 fece scomodare persino il Ministro degli esteri Pasquale Stanislao Mancini
affinché favorisse la ricerca di tali piante presso gli archivi di guerra di
Vienna. Purtroppo in questa ricerca Zirilli non ebbe fortuna. Molto più
fortunata è stata invece lo scorso anno la Società Milazzese di Storia Patria,
che ha ottenuto, tra l’altro, dai citati archivi di Vienna la meravigliosa
pianta redatta dall’ingegnere militare Montani, oggi riprodotta in
gigantografia nelle eleganti sale del Mastio normanno-svevo, tra i vari
pannelli che ripercorrono proprio le fasi del sanguinoso Assedio del 1718/19.
Ed ancora: il
28 aprile 1882 richiese ai F.lli Treves in Milano il Manuale di Storia Contemporanea del tedesco Giorgio Weber, edito
nel 1878. Ciò allo scopo di rimediare al danno all’immagine subito dalla Città
di Milazzo, viste le insinuazioni presenti nel volume a proposito di un
atteggiamento filo-borbonico manifestato dai Milazzesi in occasione della
battaglia garibaldina del 20 luglio 1860. Insinuazioni non proprio del Weber,
quanto piuttosto del suo traduttore Marco Antonio Canini. Ne scaturirono ben tre
opuscoli dello Zirilli, di cui si ha traccia nella corrispondenza della
Biblioteca anche in riferimento ai rapporti intercorsi coi tipografi che ne
curarono la pubblicazione. Opuscoli, pubblicati tra il 1882 ed il 1884,
posseduti oggi dalla nostra Biblioteca, così come il citato Manuale del Weber. Insinuazioni che
ripresero in buona sostanza quelle raccolte anni prima dal celebre autore del Conte di Montecristo, il quale
nell’opera Les Garibaldins ebbe a
scrivere “Milazzo, ville peu patriote”,
seppur seguita dalla prudente precisazione limitativa: “dit-on”: «Il Dumas, che io conobbi personalmente in quella
circostanza, che poi, finché visse in Napoli, fu sempre in relazione epistolare
con me, fu bensì testimone oculare della giornata del 20 Luglio, ma da lontano,
sopra un bastimento a più che prudente distanza, e poi ne scrisse molto
inesattamente da poeta e da romanziere, raccogliendo anche lui dal fango le
accuse lanciate contro il nostro paese da coloro che lo assassinarono per
legittimar le loro gesta. Non nego che si leggano piacevolmente i suoi scritti,
ma bisogna leggerli con molta diffidenza, massime quando vuole essere storico,
egli nato Romanziere e Poeta» (dalla lettera inviata il 12 luglio 1882 da
Stefano Zirilli a Giuseppe Lucifero Trigali di Palermo, che aveva appena
inviato alla Comunale di Milazzo la richiesta copia de Les Garibaldins del Dumas, sino ad allora mai letta dallo stesso
Zirilli).
Appena venti
giorni prima, il 23 giugno 1882, Zirilli inviava al libraio Giuseppe Dura di
Napoli richiesta di un opuscolo da destinare alla Biblioteca: le Nuove ricerche sulla Difterite appena
pubblicate dal dottor P. Smurra. Alcuni mesi dopo, precisamente il 27 settembre
1882, una missiva indirizzata al «pregiatissimo Amico Sig. Simone Preve» di
Sciacca ne svelava mestamente il motivo:
«Dopo
moltissimi anni di silenzio fra noi, vecchi Amici, mi vi rivolgo sperando pria
di tutto vi conserviate in buona salute con tutta la Vostra famiglia, che credo
numerosa e lieta, almeno me l’auguro. Così era la mia fino a pochi mesi
indietro, peroché l’unico mio figlio, ammogliato coll’ultima delle figlie di
Francesco Carlo Bonaccorsi, Amico comune, un Angelo di giovine moglie, lo aveva
allietato in pochi anni di sette bei bambini, che formavano la nostra delizia!
La Provvidenza però intervenne, e per essa la difterite crudele ce ne ha rapiti
finora quattro, e specialmente il primo nato, Stefanino, adolescente a 11 anni,
che prometteva moltissimo, sparito in tre giorni!! Oggi siamo nella desolazione
e nel pianto!!!»
Altre
corrispondenze attestano rapporti con l’antiquario Luigi Arrigoni di Milano
(corso Venezia, 6), al quale in data 3 gennaio 1881 Zirilli offriva, in cambio
di denaro o di «opere di bibliografia antica e moderna», una serie di opere
duplicate, circa duemila e quasi tutte di argomento religioso, come si evince
da un’altra missiva inviata allo stesso Arrigoni nel febbraio 1880. Tra le
opere offerte all’Arrigoni «un grosso volume del Savanarola, del quale vi
faccio copiare a tergo - scriveva Zirilli - la descrizione esatta che è nel I
vol. del nostro Catalogo generale, n. 8234». Si tratta di due cinquecentine tra
le più antiche oggi presenti nella nostra Biblioteca, rilegate in unico volume,
le Prediche de fra hieronymo per
quadragesima e le Prediche de fra
hieronymo sopra ezechiel propheta, pubblicate (rispettivamente nel 1519 e
nel 1520) «in Venetia per Caesaro Arriuabeno uenitiano», ingressate entrambe appunto
col n. 8234.
Con un’altra
missiva del 13 dicembre 1880 Zirilli faceva istanza al sindaco allo scopo di
autorizzare la distruzione di «molte opere ecclesiastiche provenienti dalle
abolite case religiose, talmente guaste e deturpate dalla tignuola» da
compromettere la porzione sana del patrimonio librario. Si chiedeva pertanto il
«permesso di brugiarli (…) col concorso di uno dei Membri della Giunta» e con
tanto di verbalizzazione.
L’interesse di
Zirilli per i manoscritti antichi è documentato da alcune missive del 1883.
Nell’aprile di quell’anno inoltrava richiesta di catalogo al “libraro”
Zeffirino Bianchi di Napoli (strada Costantinopoli, n. 54). Sfogliando il
catalogo n. 7 del 10 aprile 1883, l’occhio dell’illustre milazzese veniva
attirato da un Trattato della Monarchia
di Sicilia dell’abate Caruso, datato «Vienna 1726» e posto in vendita a 12
lire. Prima di acquistarlo - il ms. è giunto fortunatamente sino a noi (numero
di ingresso 13337) - chiese informazioni al Bibliotecario Capo della Nazionale
di Palermo Filippo Evola, al quale l’11 agosto 1883 scrisse quanto segue:
«In quanto al Ms. dell’Ab. Caruso pare che
non mi sono ingannato attribuendolo a Gio. Battista Caruso, ma non posso
accostarmi al di lei giudizio supponendolo una copia della pubblicazione fatta
da Mira al 1863 (Discorso
istorico-apologetico della monarchia di Sicilia, G B. Gaudiano, Palermo,
ndr), sì perché porta la data di Vienna
1726, anteriore quasi di un secolo e mezzo, sì perché so provenire realmente da
Vienna. E infine perché visibilmente è molto antico e dell’epoca precisamente
della riconquista dell’Isola per l’austriaco Carlo VI e delle agitazioni in
proposito della Regia prerogativa. Più il frontespizio, comunque scritto a
mano, pure imita così ben la stampa, in caratteri rossi e neri, che si direbbe
assolutamente copia di una pubblicazione fatta a Vienna. Ad ogni modo io l’ho
acquistato per questa Biblioteca e per lire 7!! Sono stato in ciò molto
favorito dalla sua lettera, epperò doppiamente a Lei tenuto».
Sin qui un
estratto delle missive che testimoniano l’opera amorevole ed appassionata di
Stefano Zirilli, il quale - per la notevole mole di lavoro che sosteneva - in più d’una circostanza non mancò di
definirsi «il Priore e nel contempo il Sagrestano di questa Biblioteca». Una
preziosa corrispondenza in uscita, purtroppo oggetto ancora una volta di
trafugamento. Molte missive sono state infatti involate nei recenti anni
Novanta. Fortunatamente erano state previamente riprodotte dallo scrivente, che
a 150 anni dalla fondazione della Biblioteca fa dono di tali copie alla stessa
Biblioteca.
La Biblioteca privata di Zirilli - Allo
scopo di onorare nel bicentenario della nascita la memoria di Stefano Zirilli
(1812-1884), lo scrivente ha donato all’Archivio Storico comunale gli antichi
inventari manoscritti della sua biblioteca privata (cosiddetta Biblioteca
Zirilliana), sino a qualche decennio fa ospitata nel palazzo in Marina oggi
sede della Prenatal. Immergendosi nella lettura di tali inventari, si
comprendono agevolmente la passione, le
competenze e l’impegno che lo Zirilli mise a disposizione della Biblioteca
comunale a partire dal 1869.
Si tratta di
cinque voluminosi registri, acquistati presso i mercati antiquari e compilati
con certosina pazienza dallo stesso Zirilli, i quali, lungi dal presentarsi
quali fredde e mere elencazioni di libri, contengono una lunga serie di appunti
e annotazioni bibliografiche che contribuiscono non poco a far luce sulla colta
e brillante personalità dell’illustre milazzese.
Questo
l’elenco dei volumi manoscritti offerti in dono:
- Catalogo
generale - vol. 1;
- Catalogo
alfabetico - vol. 2 (compilato nel 1850);
- Vol . 5 -
Carte geografiche, topografiche e militari (compilato nel 1848);
- Catalogo
classificato “scienze”;
- Anonimi e
ajuto alla memoria.
Istituita dallo
stesso Stefano Zirilli nella prima metà dell’Ottocento, impinguando la già
considerevole collezione paterna, la Biblioteca Zirilliana raccoglieva,
unitamente ad ricco patrimonio librario, una straordinaria raccolta di
pregevoli e costosissime antiche carte geografiche.
Nel fondo
antico della Zirilliana facevano bella mostra di sé 6 incunaboli e 195
cinquecentine, tra le quali si ricordano opere di Boccaccio e Petrarca, una
giuntina intitolata “Poesie burlesche” - già molto rara nell’Ottocento - e la
prima edizione risalente al 1525 delle “Prose della volgar lingua” di Pietro
Bembo. Seicentine e settecentine completavano la preziosa collezione libraria,
acquistata qualche decennio fa dalla Facoltà di Lettere dell’Università degli
Studi di Messina.
Il numero dei
volumi ascendeva a 4.000 unità nel 1859: il dato venne comunicato
dall’autorevole Gioacchino Di Marzo in un suo volume pubblicato in quell’anno,
dove si legge che il «sig. Don Stefano Zirilli, con esempio singolare di patrio
interesse, [aveva] aperto ai suoi concittadini una biblioteca di circa 4.000
volumi raccolti a proprie spese».
Nel 1877, poco
dopo l’inaugurazione ufficiale da parte dello stesso Zirilli della Biblioteca
Comunale di Milazzo, il patrimonio librario era lievitato notevolmente sino a
raggiungere le 6.000 unità. Ne fa fede questa affascinante e suggestiva
dichiarazione apposta dallo Zirilli nel primo volume del catalogo generale:
«metto termine qui al primo volume del mio Catalogo Generale questa sera 3 di
aprile 1877 alle 10 ore, tanto perché la carta mi ci astringe, quanto per
chiuderlo con la cifra rotonda di seimila volumi, riservando i pochi fogli che
restano per note o appunti che mi occorrerà di aggiungere a’ libri finora
registrati; ed incomincio stasera stessa il volume secondo dal n. 6.001. Avrò
vita per compire questo secondo? Iddio lo voglia!»
Cimeli e documenti relativi a questa straordinaria Biblioteca, vero e proprio tesoro perduto, sono oggi custoditi nell’Archivio Storico della Città di Milazzo annesso alla Biblioteca di Palazzo D’Amico: li impreziosiscono, tra l’altro, una serie di carte manoscritte, come le bozze degli opuscoli di argomento garibaldino pubblicati dallo Zirilli tra il 1882 ed il 1884, i suoi appunti di storia patria ed i documenti sul Quarantotto siciliano che lo videro protagonista, documentazione acquistata dallo scrivente presso i mercati antiquari e successivamente donata alla Città di Milazzo.
Cimeli e documenti relativi a questa straordinaria Biblioteca, vero e proprio tesoro perduto, sono oggi custoditi nell’Archivio Storico della Città di Milazzo annesso alla Biblioteca di Palazzo D’Amico: li impreziosiscono, tra l’altro, una serie di carte manoscritte, come le bozze degli opuscoli di argomento garibaldino pubblicati dallo Zirilli tra il 1882 ed il 1884, i suoi appunti di storia patria ed i documenti sul Quarantotto siciliano che lo videro protagonista, documentazione acquistata dallo scrivente presso i mercati antiquari e successivamente donata alla Città di Milazzo.
Il riciclo delle antiche pergamene - Per finire un ultimo contributo relativo ad un argomento abbastanza suggestivo ed affascinante. «Non abbiamo Pergamene né
Codici membranacei, né manoscritti antichi, eppure dovevano esistere in tutte
le cinque biblioteche monastiche, perché abbiamo trovato molte legature fatte
con antiche pergamene delle quali ci è riuscito di salvarne una sola, ed anche
deputata dai buchi fattivi per applicarla come fodera ad un libro», così
Stefano Zirilli nel suo Discorso
inaugurale pronunciato il giorno 4 giugno 1876 in occasione della solenne
apertura della Biblioteca.
Questo volume intitolato Digestorum seu pandectarum iuris ciuilis
volumen quartum ed edito a
Parigi nel lontano 1528 ricicla nella legatura, precisamente nel dorso, proprio
la pergamena di un antico codice manoscritto.
La pratica di utilizzare
fogli di codici manoscritti non più in uso, sia liturgici che di altro genere, era
dovuta alla indubbia resistenza del materiale membranaceo che aveva la
durabilità e la duttilità necessarie a proteggere i documenti che dovevano essere
rilegati. Altro fattore importante che ha fatto optare per il riuso è la
circostanza che la pergamena nuova aveva dei costi elevatissimi.
L’utilizzo delle pergamene
comunemente dette di “riuso” è ovviamente connesso al decadere del codice
manoscritto ed al contestuale diffondersi della stampa. Come è noto il libro a
stampa appare - in seguito all’invenzione dei caratteri mobili da parte di Gutenberg
- nel corso del Quattrocento con i primi “incunaboli” ma è soprattutto dopo il
sec. XVI, grazie alla diffusione della stampa e al conseguente rapido ricambio
di libri più diffusamente utilizzati, come quelli universitari e quelli
liturgici, che i codici manoscritti, ormai inservibili, vanno fuori mercato e
vengono venduti a peso. Non valgono più per i loro contenuti ma per la preziosa
e costosa materia con cui sono fatti; vengono dunque considerati solo per la
resistenza della pergamena e quindi entrano a far parte della categoria dei
materiali da riciclare.
Milazzo, 8
maggio 2019
Appendice
Deliberazione consiliare istitutiva della
Biblioteca comunale di Milazzo
Fondazione della pubblica biblioteca con i
libri delle soppresse corporazioni religiose
Milazzo, 25 novembre 1868
(…) L’anno
milleottocentosessantotto il giorno venticinque del mese di novembre vigesimo
terzo giorno di seduta.
Il Consiglio
composto come appresso, coll’assistenza del segretario comunale signor Giuseppe
Ragusi Catanzaro, si è riunito nella sala della Casa della città. Sono
intervenuti
1° Il signor
cavaliere Antonino Bevacqua assessore anziano f[acente] f[unzione] da Sindaco
presidente, ed i signori consiglieri
2° Giuseppe
Torre
3° Pietro
Galletti fu Giacomo
4° Tommaso La
Rosa
5° Antonino
Laguidara
6° Don Cambria
Francesco
7° Marchese
Flaminio Proto
8° Andrea
Catanzaro Ventimiglia
9° Fortunato
Marullo
E’ all’ordine
del giorno la proposta del signor Prefetto della Provincia depositata nella
sala dell’adunanza sin dal 23 and[ante] e relativamente alla pubblica
biblioteca che potrebbe esser fondata mercé le librerie delle suppresse [sic] corporazioni religiose.
Il Segretario
dà lettura per ordine del Presidente di due note prefettizie, e della risposta
alla prima di esse data dal Sindaco così concepite.
«Messina 31
dicembre 1867 n° 4443 (…) Il sottoscritto saprebbe [sic] grato alla Signoria Vostra se volesse manifestare a volta di
corriere se nelle case delle soppresse corporazioni religiose esistevano
librerie, se nel comune si trova biblioteca aperta al pubblico, e se per lo
meno aprirebbesi qualora si cedesse quella claustrale, nella intelligenza che
la concessione sarebbe condizionata con l’obligo di tenerla aperta al pubblico
in locale decente, e di mantenere i libri stanziando nel bilancio comunale per
lo meno una spesa annuale di lire duecento.
Desidera chi
scrive che una tale notizia gli fosse apprestata con sollecitudine».
«Milazzo 2
gennaro 1868 n. 1456. Di pronta risposta alla sua pregevole nota al margine
indicata, pervenutami oggi stesso, mi onoro manifestarle che queste soppresse
corporazioni religiose erano tutte provvedute di librerie. Questa Comune non ha
la biblioteca aperta al pubblico, e certo si aprirebbe qualora avesse cedute
quelle claustrali, tenendola in locale degente, e mantenendo i libri con una spesa
annuale di almeno lire 200 che si stanzierebbe nel bilancio comunale»
«Messina lì 13
maggio 1868 n° 103 (…) Intorno alle librerie claustrali in cotesto Comune, il
Ministero della istruzione pubblica con dispaccio del 28 aprile n° 2257 ha
scritto così:
Desidero di
sapere quali sono le librerie claustrali del comune di Milazzo, e a quali corpi
religiosi appartenevano; gradirei di avere pure qualche ragguaglio intorno alla
quantità e qualità dei libri e prego di queste notizie la Signoria Vostra.
Circa alla
devoluzione delle librerie io ben volentieri la proporrò in favore di quel
Municipio, quando egli provvederà per disposto da fare alla fondazione di una
pubblica biblioteca. Sarò grato a Vostra Signoria se vorrà sollecitarla a
prendere l’opportuna deliberazione della quale dev’essere mandata copia al mio
assistente.
Prego la
Signoria Vostra che voglia il più presto potrà apprestarmi le notizie di cui
sopra, e far opera d’altra parte che il Consiglio metta la sua deliberazione,
della quale farà pervenire a suo tempo copia a questo Ufficio».
Il Presidente
fa pure noto al Consiglio che il Sindaco per le richieste notizie non indugiò
di partecipare con nota del 15 maggio 1868 n° 520 a questo ricevitore del
Registro l’ultima su trascritta nota prefettizia, pregandolo di apprestargliele
colla maggior possibile sollecitudine; e di seguito lo sollecitò allo
inseguimento della pratica con altra nota del 13 luglio dello anno n° 520.
Che il prefato
ricevitore con nota del 12 agosto 1868
n° 994 rispose come segue
«In seno alla
presente la Signoria Vostra rinviene l’elenco delle biblioteche degli aboliti
enti morali di questa. Detto elenco è un estratto consimile a quello esistente
nei verbali di presa di possesso. Mi riesce poi impossibile volerle dettagliare
la qualità e quantità dei libri esistenti in ogni biblioteca, da poiché non è
il disimpegno di poche ore o giornate, ma del tempo positivo, e privarmi questo
ufficio di un braccio necessario a lavori più imperiosi, la prego quindi
ritenere il su ripetuto siccome è descritto dai Delegati alla presa di
possesso.
Elenco dei
libri esistenti nelle biblioteche dei soppressi enti morali di Milazzo,
proprietà oggi del Demanio per la legge del 7 luglio 1866
Numero d’ordine
|
Ente morale soppresso
|
Designazione dei libri
|
Valore presunto
|
Osservazioni
|
1
|
Carmelitani di Milazzo
|
Biblioteca con otto scaffali ciascuno contiene da
140 a 180
|
1200
|
Non esiste catalogo
|
2
|
Paolotti
|
Biblioteca con sedici scaffali, cioè 4 grandi e
12 piccoli con vetrate. Nei 12 scaffali piccoli vi sono circa 163 volumi, nei
più grandi circa 484 volumi del valore complessivo lire
|
20000
|
Idem
|
3
|
Cappuccini
|
Biblioteca con dieci scaffali con 1200 volumi in
circa
|
200
|
Idem
|
4
|
Riformati di S. Papino
|
Biblioteca con sette scaffiali [sic] con 5 gradini, ognuno
contiene circa 24 volumi
|
10000
|
Idem
|
5
|
Domenicani
|
Biblioteca con due scaffiali [sic] con 428 libri circa legati quasi
tutti in pergamena
|
300
|
Idem
|
6
|
Monastero
|
Idem
|
Milazzo, 12
agosto 1868 (…)».
Conformemente
all’ordine del giorno proposto dal consigliere signor marchese Flaminio Proto,
e depositato nella sala dell’adunanza sin dal 23 corrente mese di novembre, il
Consiglio considerando che la fondazione di una pubblica biblioteca giova
moltissimo al progredimento della pubblica istruzione, e che la cessione delle
librerie claustrali al Comune dà occasione allo ingrandimento della pubblica
biblioteca.
Ritenuto che
per progetto di ripartizione del soppresso convento di San Francesco di Paola
tra la Provincia per lo stabilimento della caserma dei reali carabinieri, ed il
Comune per uso delle pubbliche scuole, già consentito dal Consiglio comunale,
il locale della libreria del suddetto soppresso convento venne assegnato nella
parte da rimanere agli usi del Comune.
Ritenuto che
si fatto locale non solo è decentissimo, ma pure capace d’ingrandimento, ed in
conseguenza molto adatto ad una pubblica biblioteca. Ha unanimemente
deliberato.
1° La
fondazione di una pubblica biblioteca quante volte verranno devolute a prò di
questo Comune le librerie di questi soppressi conventi di San Francesco di
Paola, del Carmine, dei Cappuccini, dei Riformati, e dei Domenicani,
stabilendola nel locale della libreria del suddetto soppresso convento di San
Francesco di Paola.
2° Di
stanziare nella parte 2a uscita del bilancio comunale (…) la somma di lire
duecento per lo mantenimento dei libri della pubblica biblioteca.
Il presente
verbale letto all’adunanza è stato dalla stessa approvato, e sottoscritto
dall’assessore anziano f[acente] f[unzione] da Sindaco presidente, dal
Consigliere anziano tra gl’intervenuti, e dal Segretario comunale.
L’assessore
anziano f[acente] f[unzione] da Sindaco presidente cavalier Bevacqua.
Il consigliere
anziano Pietro Galletti fu Giacomo
Il segretario
comunale Giuseppe Ragusi Catanzaro
Dietro
relazione fattami dall’uscire comunale signor Santi Riggitano, certifico io qui
infrascritto segretario comunale di Milazzo, che l’avanti esteso verbale di
deliberazione è stato debitamente pubblicato all’albo pretorio di detto Comune,
ove rimase affisso per tutto il giorno festivo ventinove novembre 1868 senza
che siansi prodotte opposizioni. Milazzo lì 30 novembre 1868 (…). [Archivio Centrale dello Stato in Roma,
Ministero dell’Istruzione Pubblica, Biblioteche claustrali (1860-1881), b. 107,
fasc. 21 “Milazzo” - trascrizione gentilmente fornita dalla dott.ssa Elena
Scrima]