lunedì 6 maggio 2019





I primi 150 anni della Biblioteca comunale di Milazzo “Stefano Zirilli - Peppino Pellegrino”

di Massimo Tricamo

 

«Il mio discorso non potrà certo divertirvi non potendo parlarvi che di libri. La fantasia, l’eloquenza, la poesia, delle quali doti mi riconosco affatto privo, non sono ammesse dal soggetto, perciò ho fatto appello alla sofferenza ed alla benevolenza vostra. Vogliate adunque cortesemente concedermela, e fate conto piuttosto di ascoltare una specie di cronaca della nostra Istituzione» (S. Zirilli, Discorso inaugurale pronunciato il giorno 4 giugno 1876 in occasione della solenne apertura della Biblioteca).

 

La Biblioteca comunale di Milazzo nasce formalmente con delibera adottata ad unanimità di voti dal consiglio comunale nella seduta del 25 novembre 1868. In sostanza la delibera trae origine dalla cessione da parte del Demanio dello Stato delle collezioni librarie appartenute ai conventi requisiti con legge del 1866 (legge di soppressione delle corporazioni religiose). I comuni italiani per ottenere i libri dei conventi ricadenti nel proprio territorio avrebbero dovuto istituire una pubblica biblioteca, stanziando almeno 200 lire a carico del bilancio comunale per finanziare le spese correnti di tale biblioteca. In verità i libri arrivarono nella istituenda Biblioteca di Milazzo agli sgoccioli del 1869, quando ebbe luogo la presa di possesso dei volumi consegnati dallo Stato. A tal fine il consiglio comunale delegò Stefano Zirilli e Francesco Carlo Bonaccorsi, cui sarebbe spettato proprio il compito di prendere in consegna dal Demanio dello Stato i volumi dei 5 conventi milazzesi (Carmine, S. Domenico, S. Francesco di Paola, S. Papino e Cappuccini). Contestualmente l’organo consiliare aumentò la dotazione del suddetto capitolo di bilancio da 200 a 400 lire.

Si inizia dunque con le collezioni librarie dei 5 conventi milazzesi - Il nucleo originario della Biblioteca comunale di Milazzo è quindi costituito dalle collezioni librarie dei 5 conventi cittadini (circa 8000 volumi, molti dei quali duplicati) incamerate dal Demanio dello Stato nel 1866, come testimoniano peraltro i verbali di presa di possesso redatti in quell’anno dai funzionari ministeriali, verbali supportati a volte dai cataloghi coevi redatti dai guardiani degli stessi conventi (è il caso di Giambattista da Milazzo, guardiano dei Cappuccini, la biblioteca dei quali ascendeva a 1.200 volumi). Tali verbali ed inventari, venuti alla luce grazie alla certosina ricerca eseguita dalla dott.ssa Elena Scrima presso l’Archivio Centrale dello Stato in Roma, contengono una serie di notizie molto interessanti, come ad esempio l’esatta ubicazione delle scaffalature (“scaffali” o “scanzie” per dirla col gergo ottocentesco) del convento di S. Francesco di Paola («scanzia prima a sinistra del balcone di tramontana, scanzia seconda a ponente, scanzia terza a ponente (…), scanzia sesta vicina al balcone di mezzogiorno»). Verbali ed inventari da cui si evincono anche notizie di cronaca: come i saccheggi e le sottrazioni subite dai beni mobili del convento del Carmine in occasione della battaglia risorgimentale del 20 luglio 1860, quando le truppe garibaldine adibirono lo stesso convento a caserma e presidio ospedaliero (“ospedale d’ambulanza”), costringendo i Padri Carmelitani alla fuga e dando luogo appunto ai citati saccheggi e furti.

Assieme ai beni librari - che il Ministero dell’Istruzione Pubblica (che allora accorpava le competenze dell’odierno Ministero dei BB. CC.) non volle gestire in prima persona, preferendo devolverli ai comuni - furono devoluti agli stessi comuni italiani anche i fabbricati che ospitavano i conventi (ecco perché a Milazzo l’ex convento del Carmine e quello dei Cappuccini ospitano oggi uffici municipali ed ecco perché i locali dell’ex convento di S. Domenico rientrano nel patrimonio del Comune, anche se alcuni di essi, parzialmente restaurati di recente, sono stati abbandonati per lungo tempo alle razzie dei vandali). Al trasferimento dal Demanio dello Stato agli enti-comuni sfuggirono invece i vasti appezzamenti terrieri ed i fabbricati civili di proprietà dei conventi, che in tutta Italia furono messi all’asta (cosiddetta liquidazione dell’asse ecclesiastico) ed aggiudicati dal 1867 da aristocratici e borghesi, fruttando alle casse dello Stato cospicui introiti che consentirono di finanziare la guerra all’Austria per la liberazione del Veneto. A tal proposito Stefano Zirilli (1812-1884) - che oltre ad essere ricordato come fondatore, anima e cuore pulsante della Biblioteca, fu bibliofilo appassionato, accanito collezionista di antiche carte geografiche, cultore di storia patria, competentissimo viticoltore ed enologo, ufficiale del genio militare, patriota, consigliere comunale e provinciale con una ragguardevole attività politico-amministrativa alle spalle - in occasione della ben nota Inchiesta Jacini, l’inchiesta agraria degli anni Settanta dell’Ottecento, ebbe a scrivere che ben un quinto dell’intera superficie agricola comunale era di proprietà dei conventi milazzesi.

Tornando alle collezioni librarie degli stessi conventi, lo Zirilli non mancava di annotare qualche inconveniente. Non tutte pervennero infatti complete: un caso esemplare fu quello del convento di S. Domenico, dove i frati trattennero alcuni libri al momento del trasferimento al Demanio dello Stato (piuttosto che restituirli alla biblioteca del proprio convento). E molti libri dei suddetti 5 conventi si trovavano in condizioni alquanto pietose, tanto che a parere dello Zirilli i frati negli ultimi anni sembravano più interessati ai propri refettori che alle proprie biblioteche. Peraltro al momento di sistemare i volumi lo Zirilli fu autorizzato dal Comune a distruggere tutti volumi in pessime condizioni.
 
Stefano Zirilli (1812-1884)


La Biblioteca Popolare Circolante - Con delibera di consiglio comunale 1 maggio 1872 la Biblioteca venne dichiarata “Popolare Circolante” allo scopo d’incassare somme da destinare all’acquisto dei volumi (circa lire 300 nel 1887), essendo inadeguate le somme stanziate nel bilancio comunale (vedasi prospetto in basso), destinate a coprire perlopiù gli stipendi del custode Giuseppe Sineri e le spese postali e di cancelleria. Tale penuria di fonti finanziarie giustifica la provenienza da donazioni private di gran parte del patrimonio librario originario della Biblioteca comunale di Milazzo. Ma che significa “Biblioteca circolante”? In sostanza coloro i quali potevano permetterselo avrebbero pagato mezza lira al mese di abbonamento o, per risparmiare, 5 lire l’anno: ciò allo scopo di accedere al prestito a domicilio dei libri. I meno abbienti avrebbero invece ottenuto il prestito a domicilio gratuitamente. «La circolazione ha luogo fra 50 o 60 lettori (…). Le opere prestate, che sono annualmente circa 300, appartengono in primo luogo alle lettere e figurano fra esse soprattutto i romanzi» (così nel 1887 Torello Sacconi, ex prefetto della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, inviato dal Ministero ad ispezionare le biblioteche comunali italiane, la cui relazione è stata trascritta di recente dalla dott.ssa Elena Scrima). La “circolazione” fruttava circa 300 lire annue nel 1887, destinate all’acquisto di nuovi libri. Zirilli nel suo discorso inaugurale confidava negli abbonamenti da parte dei Milazzesi per sostenere con una spesa alquanto modica la propria Biblioteca. Peraltro, l’abbonamento consentiva di fruire idealmente dei libri della Biblioteca 24 ore su 24, piuttosto che durante le poche ore di apertura al pubblico.

anno
Importo stanziato in bilancio
1868
Lire 200
1869
Lire 400
1875
Lire 521
di cui lire 350 stipendio annuo custode
1879
 
Lire 671
di cui lire 400 stipendio annuo custode
1882
Lire 761

Evoluzione del capitolo del bilancio comunale destinato alla Biblioteca comunale

Ovviamente la “circolazione” dei volumi comportava di tanto in tanto qualche noia ed inconveniente. Soprattutto quando si tardava a restituire i libri presi in prestito o a versare l’importo dell’abbonamento:

«Milazzo, 7 giugno 1884

Comm. Stefano Zirilli per la Biblioteca Popolare Circolante di Milazzo

Il soprascritto prega l’Amico Sig. Ernesto Marullo di regolarizzare il di lui abbonamento preso sin dal 29 ottobre 1883, dovendo chiudere il conto di quella gestione ritardato finora per questa pendenza; ed insieme di restituire i libri presi in quel giorno stesso e reclamati da altri».

I locali della Biblioteca - Dopo una sede provvisoria (c/o i Minimi di S. Francesco di Paola), già nel 1871 la Comunale di Milazzo venne trasferita nel convento del Carmine, nella centralissima omonima piazza, in tre sale (di cui una ex refettorio). Per riattare i locali fu ottenuto un contributo dalla Provincia di lire 2000. I lavori furono eseguiti realizzando molte economie grazie anche alla disponibilità del burbero e brontolone sindaco cav. Andrea Catanzaro (furono riciclati tavole e tavoloni di proprietà comunali e le scaffalature appartenute alle biblioteche dei disciolti conventi). Nel 1887 due delle tre sale presentavano scaffalature di bell’aspetto munite di sportelli con vetro (Torello Sacconi). Una terza sala, causa la penuria di disponibilità finanziarie, presentava invece scaffalature precarie con molti libri accatastati per terra, come riportato dallo stesso Zirilli nel maggio 1884. Che il 19 settembre 1883, in una nota inviata al Sindaco, non mancava di lamentare un inconveniente alquanto spiacevole:

«Comm. Stefano Zirilli per la Biblioteca Popolare Circolante di Milazzo.

Il soprascritto è nel dovere di riferire al Sig. Sindaco quel che ha sempre rapportato a tutti i precedenti Amministratori, cioè che nelle sale della Biblioteca Comunale si osservano diversi stillicidi nelle giornate piovose, e specialmente nella terza (antico Refettorio) cade l’acqua come in aperta campagna. Prega quindi nuovamente perché sia dato quam citius il necessario riparo alle tettoie».
 
Il fondo antico della Comunale di Milazzo negli anni Sessanta, quando era ospitato nel Palazzo Municipale

La catalogazione dei volumi - Riporta l’inconfondibile calligrafia di Zirilli che appare sia nel numero di ingresso “entro il suggello”, ossia entro il timbro, che nel dorso di ciascun volume. Lo aiutava in quest’opera di catalogazione un giovane Gioacchino Chinigò, altro illustre milazzese, che molti anni più tardi avrebbe auspicato l’affissione del ritratto dello stesso Zirilli, «poderosa figura d’intellettule», nelle sale della Biblioteca.

Orari di apertura - Nel 1876 Stefano Zirilli scrisse che la Biblioteca apriva 4-5 ore al giorno. Nel 1887 Torello Sacconi, in sede di ispezione alle biblioteche comunali italiane, giudicava l’apertura al pubblico della biblioteca milazzese molto limitata: 4 ore al giorno, dalle 8:00 alle 12:00, ovviamente nei giorni feriali. A maggio e giugno addirittura l’apertura era limitata a soli due giorni la settimana.

Il primo custode - Fu Giuseppe Sineri (1837-1920). Grazie a lui ci è pervenuto il discorso inaugurale «pronunciato il giorno 4 giugno 1876 in occasione della solenne apertura della Biblioteca». Ne fece una copia di riserva, temendo che l’originale potesse sbiadirsi e diventare illeggibile. In tale copia annotò e censì anche alcuni volumi purtroppo involati: un elenco destinato ad accrescersi nel tempo, soprattutto in occasione del secondo conflitto mondiale e purtroppo anche nel recente anno 2007. La ferita degli ultimi furti è ancora aperta! Sua inoltre la calligrafia di gran parte della corrispondenza in uscita della Biblioteca comunale, anch’essa giunta sino ai nostri giorni e risalente al periodo 1878-1884: fu inviata con cadenza quasi quotidiana dal “bibliotecario gratuito” Stefano Zirilli, che in tali missive, alla data del 23 maggio 1881, così scriveva:

«il sottoscritto Consigliere Comunale Delegato allo impianto ed ordinamento di questa Biblioteca attesta con soddisfazione che il Sig. Giuseppe Sineri fin dal 4 maggio 1870 ha prestato lodevole ed utile servizio in questa Biblioteca con la qualità di Custode, per cui meriterebbe un miglioramento di posizione, epperò si crede nel dovere di raccomandarlo, come lo raccomanda, alla considerazione ed alla giustizia del Consiglio. Stefano Zirilli».

Le donazioni arricchiscono il patrimonio librario - La strategia del ricorso alle donazioni non tardò ad essere applicata. Su La Gioventù, rivista dell’Istruzione Pubblica in Italia diretta da Augusto Alfani ed Emilio Piovanelli apparve nel 1870 (anno IX, vol. 1, p. 554) questo annuncio abbastanza eloquente:

«Biblioteca di Milazzo - I signori Francesco Carlo Bonaccorsi e Comm. Stefano Zirilli, Membri del Consiglio Comunale di Milazzo in Sicilia, delegati dallo stesso Consiglio per la formazione di una Biblioteca pubblica comunale ed in parte circolante, si rivolgono a tutti gli Editori, agli istituti scientifici, alle Accademie, Comizi agrari ec. e ad ogni filantropo cittadino italiano invitando a donare delle opere alla Biblioteca che viene ad essere istituita».
 

 L'Italia Agricola, n. 16 del 31 agosto 1870
 
Annuario delle Biblioteche Popolari d'Italia, Firenze 1872, pag. 36

Il Re d’Italia, primo tra i donatori - Nell’esporre, durante il suo discorso inaugurale, il lungo elenco dei donatori Stefano Zirilli iniziò «per reverenza» da Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II, dalla cui Casa furono recapitati nel 1872 15 volumi, tra i quali la Storia del Parlamento Subalpino del Brofferio (ingressata coi numeri 5151-56). Altra donazione - dopo un tentativo non andato a buon fine nel 1878, ossia subito dopo la morte del primo Re d’Italia - fu ricevuta nel 1884 dal successivo sovrano Umberto I, che questa volta rispose senza indugi al rinnovato appello dello Zirilli.
 


Il contributo dell’on. Giuseppe Calcagno Cumbo - Ma il più generoso dei donatori fu indubbiamente l’on. Calcagno, “deputato al Parlamento”, da cui nel 1873 si incassò un generoso contributo in denaro di 500 lire, che si aggiunse a ben 414 volumi, alcuni di «pregio bibliografico», come la terza edizione delle Fortificazioni del Lorini (9424) ed i tre volumi del Tartaglia (9426-28), giunti fortunatamente sino a noi. I numeri d’ingresso appena citati testimoniano che già nel 1873 il patrimonio librario stava per raggiungere quota 10.000 volumi. Ma c’è di più: l’onorevole si premurò per far spedire diverse pubblicazioni dai diversi Ministeri, dai quali giunse un cospicuo numero di volumi che arricchirono e non poco la Biblioteca. Fece eccezione il solo Ministero dell’Istruzione Pubblica, quello preposto alla tutela delle biblioteche italiane, dal quale non giunsero né libri, né un solo centesimo, anche se Zirilli non nascondeva di nutrire qualche speranza nel nuovo ministro che stava per subentrare al precedente tutt’altro che generoso. Il 23 maggio 1873 il consiglio comunale ringraziò pubblicamente il Calcagno con apposita deliberazione.
 
 

 
 

 


E quello del compianto barone Piaggia - Un posto ragguardevole tra i donatori della Comunale di Milazzo occupa lo storico cittadino Giuseppe Piaggia, scomparso prematuramente nel 1871 a cinquant’anni. Oltre ad aver promosso la donazione di 52 volumi in famiglia, nella qualità di redattore del Giornale di Sicilia avviò a Palermo una massiccia campagna di donazione che fruttò circa 400 volumi, donati appunto da cittadini palermitani. La Giunta comunale con delibera 3 marzo 1870, apparsa sullo stesso Giornale di Sicilia, non mancò di ringraziare la generosità del popolo palermitano. Da parte sua lo Zirilli, riconoscente soprattutto per il poderoso contributo dato dal Piaggia con le sue monumentali Memorie della Città di Milazzo (edizioni del 1853 e del 1866), ne fece collocare sulla “porta maggiore” della Biblioteca il ritratto ad olio dipinto dal fratello reverendo.  
Volume donato dal Generale Giacomo Medici. Riporta i nominativi dei Caduti nella Battaglia garibaldina del 20 luglio 1860

Le altre donazioni: cenni - L’elenco che raccoglie gli atti di generosità a favore della Biblioteca è davvero lungo. Basti pensare che nel 1876 il numero delle pubblicazioni donate ascendeva a 3.600 unità, tra volumi ed opuscoli. Il nominativo di ogni donatore veniva riportato nel catalogo generale, nel frontespizio del singolo volume ed infine nell’albo dei donatori. Tra questi figurava il marchese di Roccaforte, cui si deve la donazione dei due grandi volumi settecenteschi curati dal Testa - oggi in gran parte tarlati - che raccolgono i capitoli del Regno di Sicilia (5000 e 5001). Il generale Giacomo Medici, allora senatore del Regno, inviò 70 volumi, oltre ad un certo numero di opuscoli, manifestando così il suo attaccamento alla città che nel luglio 1860 lo aveva visto - assieme a Zirilli - tra i protagonisti della battaglia garibaldina. Persino Alessandro Manzoni rispose all’appello di Stefano Zirilli, che così rispondeva:

«A Sua Eccellenza Sig. Conte Alessandro Manzoni

Senatore del Regno, Milano

Milazzo, 1mo luglio 1872

Illustrissimo e Venerando Sig. Conte,

Ella ci ha concesso più che non osavamo sperare. Noi conserveremo preziosissima e come monumento di questa Biblioteca la carta di visita con le poche e benevoli parole vergatevi di suo pugno; tanto è il rispetto e la venerazione che ogni buono italiano ha pel Nestore della patria Letteratura. Ed io, meschinissima nullità a fronte di tanto nome, conserverò gelosamente la busta nella quale me la indirizzava, tanto mi tengo onorato da questo indirizzo.

Voglia, Sig. Conte, credermi sinceramente.

Aff.mo Servo ed Ammiratore Stefano Zirilli».

Tra i donatori citati nel discorso inaugurale del 1876 figura ancora Paolo Grill da Messina, il quale donò ben 146 volumi, fra i quali «rimarchevolissimo il primo tomo della Raccolta del Ramusio (5961)». Il riferimento è alla meravigliosa raccolta in 3 volumi intitolata Delle navigationi et viaggi, un trattato geografico redatto nel Cinquecento dal diplomatico e geografo trevigiano Giovan Battista Ramusio (1485-1557). Il trattato venne pubblicato in tre volumi in diverse edizioni. Grill donò alla Comunale di Milazzo il volume più antico, ossia il primo volume della prima edizione, edito nel 1550 a «Venetia appresso gli heredi di Lucantonio Giunti». Purtroppo questo volume, che ha rappresentato il vanto della nostra Biblioteca per circa 140 anni e «nel qual si contiene la descrittione dell’Africa», pare sia stato trafugato verisimilmente nel 2007. L’auspicio - se così fosse - è che possa tornare al più presto tra i volumi del nostro fondo antico.

Tra i numerosi donatori non mancò ovviamente lo stesso Stefano Zirilli: tra i suoi ultimi doni ben 3 volumi di carte geografiche databili perlopiù tra il Cinque ed il Settecento, che oggi impreziosiscono e non poco il patrimonio culturale della Comunale di Milazzo.

La permuta coll’editore palermitano Pedone Lauriel - Un efficace espediente ideato da Zirilli per ottenere libri in assenza di fondi finanziari fu il ricorso alla permuta coi librai e gli antiquari. Autorizzato dal consiglio comunale a disfarsi delle copie duplicate provenienti dalle collezioni dei conventi, nel 1871 offrì 694 di queste copie, tutte opere ecclesiastiche valutate 1.748 lire, al libraio-editore Giuseppe Pedone Lauriel di Palermo, il quale (rappresentato dal bibliofilo Giuseppe Maria Mira, l’autore della monumentale Bibliografia Siciliana) consegnò in cambio 304 volumi tra moderni ed antichi, per un valore complessivo di oltre 2.000 lire, un valore di gran lunga superiore a quello delle sudette 694 copie. Tra i volumi consegnati dal Pedone Lauriel i 2 tomi Delle Antiche Siracuse del Bonanni, giudicati rari nell’Ottocento sia dallo Zirilli che dalla suddetta Bibliografia Siciliana del Mira. Purtroppo di questi volumi si conserva oggi soltanto il secondo tomo (9156), essendo andato perduto il primo (pubblicato nel 1717 ed ingressato col n. 9155), trafugato durante il recente riordinamento dell’Archivio Storico comunale, ove era custodito, sfuggito alla conservazione del fondo antico entro le casse lignee sigillate all’indomani della mareggiata del 1981 che provocò la chiusura per diversi anni della Biblioteca. Lo scrivente - che ebbe modo di esaminarlo - lo ricorda con eleganti tavole e soprattutto profondamente tarlato. E ricorda di non averlo mai più visto in seguito: ennesimo trafugamento avvenuto intorno al 1998, malgrado fosse un volume pieno di lunghe gallerie prodotte dai tarli.

Dalla libreria del Pedone Lauriel proviene anche la cinquecentina intitolata Rerum Sicularum Scriptores (8931), apparsa a Francoforte nel 1579. Contiene anche il contributo del Fazello che descrive pure la nostra Milazzo: purtroppo però la pagina che ne parla è stata sottratta impunemente! Ma c’è di più: il volume è stato oggetto di un tentativo di ricettazione nel 2007. Esso reca sul frontespizio un secondo numero, il 992, che si aggiunge a quello originario (8931) con cui fu citato dallo Zirilli nel Discorso inaugurale pronunciato il giorno 4 giugno 1876 in occasione della solenne apertura della Biblioteca. Il secondo numero 992 è riportato invece nella scheda libro n. 064 redatta nel 1994 in occasione della catalogazione del fondo antico, che richiese la temporanea apertura delle casse lignee. Ebbene quando si ebbe l’intenzione di sottrarre il libro al patrimonio librario comunale e di farne oggetto di ricettazione, i due numeri furono artatamente cammuffati da un timbro tondo e da un secondo di forma ovale riportanti la dicitura “Il Vespro - Circolo Culturale - Palermo 1906”, allo scopo di far credere all’ignaro acquirente che il volume fosse di provenienza privata (il sodalizio “Il Vespro”, per l’appunto) piuttosto che pubblica. Ma anche al fine di occultarne i numeri d’ingresso con cui era stato registrato a Milazzo prima del 1876. Per rendere ancora più credibile il cambio dei connotati furono inoltre cancellate dal frontespizio le cifre della collocazione scritta a matita. E furono cancellati - anche se si intravedono ancora - il timbro ovale nero ottocentesco della Biblioteca e quello tondo azzurro risalente agli anni Sessanta della medesima Biblioteca. Peraltro il volume in questione fu posseduto originariamente - come si evince dallo stemma riportato in copertina sopra l’anno 1606 - dal famoso poeta tedesco Theobald Hock (1573-c. 1620), il cui profilo biografico viene riportato anche dall’Enciclopedia Treccani. Tale originaria proprietà è documentata anche nel sito internet della Biblioteca di Ricerca della Boemia Meridionale, consultabile al link:

https://www.kohoutikriz.org/autor.html?id=hock&t=p

Tale sito riporta - per gentile concessione della Biblioteca comunale - la copia milazzese in una serie di foto scattate nel 2011, dopo il fallito tentativo di ricettazione.

L’apposizione del doppio timbro de “Il Vespro - 1906 ” appare anche sul frontespizio di una seicentina: Pietro Bellorio, Veterum illustrium philosophorum poetarum rhetorum et oratorum imagines etc., Io. Iacobum de Rubeis, Roma 1685. Anche in questo caso il doppio timbro ricopre il numero di ingresso apposto dallo Zirilli (9550), che sul frontespizio scrisse anche «Dono del Deputato Calcagno, 1873». Il libro, già di proprietà della Biblioteca prima dell’inaugurazione del 1876, è stato dunque anch’esso oggetto di tentata ricettazione.

Il furto di Milazzo rientra in una serie di furti che hanno interessato diverse biblioteche siciliane nello stesso anno 2007. Ne fa fede il seguente link che rimanda al sito ufficiale della Regione Siciliana

http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/carabinieri/museoritrovato/properties_view_col.asp?editid1=194

ove si fa riferimento ad antichi volumi del Museo Mandralisca di Cefalù, la cui biblioteca è stata oggetto di furto. In particolare per tale Museo si fa riferimento a «nr. 9 libri costituiti da cinquecentine e seicentine fra i quali una “Aldina” del 1515. Dimensioni varie. Segnatura in pergamena». A tali volumi si affiancano «nr. 56 libri risalenti anch’essi al ‘500, ‘600 e ‘700 di varie segnature e dimensioni (provento di furti in altre biblioteche siciliane)», inclusa la Comunale di Milazzo, dunque. Tale pagina web, nell’illustrare le indagini del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, mostra in particolare 6 fotografie di opere sottratte al Museo Mandralisca. In particolare, sul frontespizio del Vignola illustrato (Roma 1770) e su quello del Tolomeo intitolato Geografia cioè Descrittione Universale della Terra (Padova, 1621) appare il timbro recante la dicitura “Il Vespro - Circolo Culturale - Palermo 1906”, lo stesso apposto in occasione del tentativo di ricettazione sui preziosi volumi della Biblioteca comunale di Milazzo.
 

 S'intravedono i timbri della Comunale di Milazzo, nascosti dal timbro del sodalizio "Il Vespro"
 



La pagina strappata nella quale il Fazello descriveva Milazzo

I furti subiti dalla Comunale di Milazzo sono testimoniati da questo articolo apparso sulla Gazzetta del Sud sabato 13 ottobre 2007:

«Milazzo - Palazzo D'Amico non apre, la biblioteca non decolla e... nel frattempo spariscono i preziosi volumi del fondo antico. Una vicenda inquietante quella portata alla luce da alcuni consiglieri del centrosinistra e che ieri è stata confermata anche dai carabinieri. Ricordate la vicenda dell'uomo di Termini Imerese, denunciato nelle scorse settimane per furto e ricettazione di preziosi volumi nelle principali biblioteche siciliane? Ebbene, tra i libri trafugati, è stato accertato che diversi provenivano dal fondo antico della biblioteca comunale mamertina. Tale individuo avrebbe – come evidenziato dagli inquirenti – frequentato per molto tempo la biblioteca, avendo accesso al prezioso fondo antico sulla scorta di una autorizzazione. Un "via libera" – non è emerso ancora chi abbia firmato tale provvedimento – per consentire a questo "studioso" di fornire delle informazioni per la catalogazione dei volumi.

Ed invece i testi sarebbero stati sì catalogati, ma nell'abitazione di quest'ultimo! Ma, la cosa ancora più sorprendente – scrivono ancora i consiglieri del centrosinistra – è che nessuno al Comune avrebbe sporto denuncia in merito alla sottrazione dei volumi. E al riguardo nell'interrogazione si chiede al sindaco di sapere non solo «i motivi per i quali a tale persona è stato consentito l'accesso alla biblioteca e per quanti giorni; come è potuto accadere che fossero sottratti volumi che, per il loro straordinario valore devono essere custoditi con particolare cura». Quindi si chiede ad Italiano «come intende sanzionare la negligenza e la superficialità in primo luogo del dirigente responsabile, che non ha esercitato i normali controlli atti ad impedire il perpetrarsi di un danno dalle conseguenze irrimediabili sul nostro patrimonio librario, custode della preziosa memoria civica.

Al di là della gravità della questione e della doverosa ricerca delle responsabilità, la vicenda richiama il problema della tutela dei beni comunali e richiama l'emergenza biblioteca che da oltre quindici anni non trova più lustro, perdendo quel ruolo di fucina della cultura siciliana assunto ai tempi della lungimirante gestione del prof. Peppino Pellegrino. Ma quelli era davvero altri tempi.

E poi la stessa storia del Palazzo D'Amico. Quasi venti anni per un restauro, continue varianti e finanziamenti per perizie di variante. L'ultima andrà in appalto nei prossimi giorni per altri 40 mila euro e riguarda un intervento ai decori. Ma è possibile che in questa città una ristrutturazione di un'opera pubblica debba essere avere tempi biblici? Non esistono responsabilità di progettisti, direttori e addetti ai lavori quando il cosiddetto "cronoprogramma" non viene rispettato?»

In verità l’autore del furto non era di Termini Imerese, ma di Acquedolci, come si evince da quest’altro  articolo apparso su Repubblica il 5 agosto 2007 ed intitolato “In vendita su eBay libri rubati al Mandralisca”:

«I volumi rubati al Mandralisca, insieme con gli altri trovati in casa del ricettatore di Acquedolci erano venduti attraverso il circuito delle aste online di eBay. Il "De re rustica" di Varrone edito nel 1529, il "De rerum Natura" di Lucrezio risalente al 1515, l'opera omnia di Aristotele datata 1579 e la "Geografia" di Tolomeo del 1621. Un insospettabile bibliofilo di 41 anni, di Acquedolci, in provincia di Messina, aveva trafugato i volumi dalla biblioteca della fondazione Mandralisca, a Cefalù, assieme ad altre cinque edizioni rare, per un ammontare pari a 80 mila euro. Nell'abitazione del ladro, i carabinieri della compagnia di Cefalù e del Nucleo patrimonio culturale dell'Arma hanno ritrovato altri 50 manoscritti antichi, risalenti alla seconda metà del 1500, per un valore complessivo di circa 300 mila euro. I testi venivano poi messi online su eBay e venduti tramite asta. L'uomo è stato denunciato per furto aggravato e ricettazione. Vestito di tutto punto e con una costosa valigetta ventiquattr'ore andava alla biblioteca della cittadina normanna e fingeva di consultare i libri. Quando era certo di non essere visto da nessuno, prendeva il testo di cui aveva chiesto visione, ne cambiava la copertina per sostituirlo con un altro, e conservava in borsa l'ennesimo esemplare del suo prezioso tesoro. Per nove volte era riuscito nel suo intento, portando via dagli scaffali della Fondazione Mandralisca altrettanti volumi, destinati alla vendita online attraverso il circuito di eBay. All'alba, quando i militari hanno fatto irruzione nella casa del ladro di testi antichi, ad Acquedolci, ne hanno scoperti tre, fra quelli mancanti al Mandralisca, già imballati e pronti per raggiungere Canada e Portogallo. Gli altri 55 erano stati tutti premurosamente sistemati attorno a una postazione Internet, da dove il quarantunenne della provincia di Messina gestiva il traffico. Le indagini sono scattate il 13 luglio scorso, dopo che un turista in visita alla biblioteca del museo Mandralisca ha chiesto di consultare un libro. «I dipendenti - racconta Giuseppe Simplicio, presidente della Fondazione - hanno notato che il numero di inventario non corrispondeva con il testo richiesto. Dopo essersi resi conto dell' assenza del volume, hanno iniziato una verifica generale che ha permesso di constatare che mancavano altri testi antichi e che al posto degli originali c'erano altri scritti di valore notevolmente inferiore». I carabinieri della compagnia di Cefalù hanno controllato tutti gli utenti della biblioteca e sono così riusciti a identificare il ladro. Nella sua abitazione hanno scoperto un vero e proprio tesoro di manoscritti storici, ma le indagini non sono ancora concluse. «Siamo enormemente grati ai militari - dice Simplicio - per la celerità con cui sono riusciti a ritrovare i libri trafugati».






L’apposizione del doppio timbro de “Il Vespro - 1906 ” appare anche sul frontespizio di una seicentina: Pietro Bellorio, Veterum illustrium philosophorum poetarum rhetorum et oratorum imagines etc., Io. Iacobum de Rubeis, Roma 1685. Anche in questo caso il doppio timbro ricopre il numero di ingresso apposto dallo Zirilli (9550), che sul frontespizio scrisse anche «Dono del Deputato Calcagno, 1873». Il libro, già di proprietà della Biblioteca prima dell’inaugurazione del 1876, è stato dunque anch’esso oggetto di tentata ricettazione.
 
L’acquisto di antichi volumi a Roma e la denuncia di Zirilli sulle razzie al patrimonio librario italiano - Nel giugno 1874 si presentò un’opportunità ghiotta per la Comunale di Milazzo. Zirilli, avuta notizia di vendite di antichi volumi a condizioni molto convenienti, non si fece scappare l’occasione e per il tramite del capitano marittimo milazzese Antonino Alioto, con una spesa di 400 lire (200 a carico del bilancio comunale e 200 provenienti da donazioni), riuscì a procurare ben 290 volumi, di cui 196 di diritto e giurisprudenza ed in gran parte antichi. Formalmente si trattava dell’acquisto di una partita di «carta lorda ad uso mercerie». A tal proposito, essendo l’articolo posto in vendita costituito solo ed esclusivamente da carta, i libri oggetto della suddetta compravendita non presentavano copertine, previamente strappate dai “mercieri” portando con sé le prime ed ultime pagine, oltre al frontespizio. Ecco perché 66 delle 400 lire furono destinate a restaurare questi volumi acquistati a Roma, oggi contraddistinti quasi tutti da una copertina artigianale realizzata dallo stesso Zirilli con cartoncino rigido di colore grigio.

Zirilli, se da un lato accolse con soddisfazione questo incremento a prezzo conveniente del patrimonio librario della Comunale di Milazzo, dall’altro non mancò di manifestare tutta la propria contrarietà, amarezza e riprovazione, visto che tra i libri acquistati molti provenivano da disciolte corporazioni religiose del Lazio, mentre altri, freschissimi di stampa, altro non erano che pubblicazioni ministeriali che di fatto passarono direttamene dalla tipografia al macero, con conseguente spreco di denaro pubblico. Per tale motivo denunciò il fatto pubblicamente, interessando della questione l’onorevole Comin, direttore del periodico partenopeo Il Pungolo. Il quale, a sua volta, portò il caso alla Camera dei Deputati, lamentando l’esosità del capitolo di bilancio destinato a finanziare pubblicazioni e bollettini ministeriali. Secondo il Comin, molte di tali pubblicazioni riportavano anno dopo anno in modo quasi ripetitivo i numerosissimi nominativi dei funzionari, accrescendo il numero delle pagine e dunque la spesa, a suo parere giudicata inutile ed improduttiva. La sua proposta volta dunque a ridurre il capitolo del bilancio statale destinati a finanziare le pubblicazioni periodiche dei ministeri fu fortunatamente avversata dai colleghi deputati. Fortunatamente, proprio così. Grazie a quelle ripetitive pubblicazioni è stato infatti possibile rintracciare in questi ultimi anni interessanti notizie biografiche sul soggiorno milazzese di Federico De Roberto: da un Annuario del Ministero della Guerra è emerso infatti che il padre dello scrittore fu destinato a Milazzo quale comandante della fortezza. E questo spiega, tra l’altro, la precisione con cui De Roberto descrive la passeggiata al Castello di Milazzo nel suo romanzo l’Illusione del 1891. E grazie ai numerosi Bollettini pubblicati dal Ministero dell’Agricoltura è stato possibile di recente ricostruire la storia vitivinicola di Milazzo, in particolare la nascita e l’evoluzione del Regio Vivai di Viti Americane diretto a Milazzo tra fine Ottocento ed inizio Novecento dall’illustre scienziato messinese Antonio Ruggeri. Se la proposta del Comin fosse passata, difficilmente avremmo potuto reperire notizie di questo tipo (cfr. Atti Parlamentari della Camera dei Deputati - discussioni, legislatura XII, sessione 1874, tornata del 3 febbraio 1875, Eredi Botta, Roma 1874, p. 983).



Scaffalature del fondo antico della Comunale di Milazzo. Ai piedi della foto in basso, le copertine cartonate o di colore azzurro realizzate da Stefano Zirilli nel restaurare gli antichi tomi provenienti dall'acquisto di «carta lorda ad uso mercerie».

La compravendita della «carta lorda ad uso mercerie» è riportata da Zirilli nel più volte citato discorso inaugurale. È attestata inoltre da questa dettagliata missiva inviata al direttore del Pungolo di Napoli:

«Milazzo, 27 Gennaio 1875.

Onorevole Sig. Iacopo Comin

Direttore del Pungolo di Napoli

In conferma ed aggiunzione della interrogazione fatta nella tornata del 19 andante della Camera de’ Duputati dall’onorevole Manfrin al Ministero sulle sottrazioni di libri e codici di valore dalle Biblioteche delle soppresse Corporazioni religiose, debbo denunciare al publico giudizio ed alle serie considerazioni del Ministro il seguente fatto passato per le mie mani, intorno al quale, esibisco documenti e declino nomi avvalendomi della publicità del Vs. egregio Giornale.

Nel passato mese di Giugno io comprava per conto di questa Biblioteca Popolare, di cui ho la direzione, una partita di carta lorda ad uso di mercerie del peso di kg. 485 per lire 334 da una barca arrivata da Roma, ove avevala comprata Dio sa quanto per cavarvi il nolo ed un piccolo profitto.

Fui indotto a far questa compra perché avevo avuto sentore di precedenti arrivi della stessa merce anche da Roma, nei quali erano stati trovati libri pregevoli.

Non mi ingannai nelle mie previsioni né mi sono pentito di aver comprato come suol dirsi la gatta nel sacco, peroché nello sciogliere le 14 o 15 ballatte ho trovato una quantità di opere pregevolissime di giurisprudenza, legislazione, storia, geografia, materie ecclesiastiche, statistica etc., in 350 volumi circa, la maggior parte difficile a trovarsi perché ormai non si ripubblicano più e costerebbero moltissimo, talune rare, una rarissima che è un Plinio del quindicesimo secolo (1487), il quale solo ha un valore bibliografico di oltre mille lire.

In quale stato però erano ridotte? Facevano pietà ed insiem vergogna, peroché non  par credibile che nella Capitale della dotta Italia si vendano a vilissimo prezzo e per carta lorda opere di merito che illustrerebbero qualunque Biblioteca come oggi arricchiscono la nostra.

Se a me qui in Milazzo furono vendute in ragione di 69 centesimi il kilogrammo, quanto ha dovuto comprarla il capitano della barca a Roma, e quanto il di lui venditore dal primo? Siccome i merciajuoli non vogliono pagar per carta le legature, così in Roma vennero strappate in fretta e con poco garbo, in modo che di molte andaron perduti con le legature i frontespizi non che le prime ed ultime pagine.

Oggi sono state alla meglio restaurate sichè calcolo che con una spesa di circa 400 lire, compresa la restaurazione, abbiamo un materiale il quale ne val 2.000 anche calcolando il valore bibliografico reale molto al di sotto del merito.

La fisonomia più spiccata di questi libri rivela la provenienza monastica per la gran parte, ma ve ne ha pure di provenienza governativa e talune pubblicazioni ufficiali freschissime del 1874. Notate che la barca comprava in Roma questa partita di carta lorda nei primi di maggio 1874!

Pare dunque manifesto che le deplorate sottrazioni dal Deputato Manfrin non sono avvenute solo dalle librerie delle disciolte Case religiose, ma anche da più alto luogo, come risulta dalle seguenti mie note rilevate dai libri medesimi e precisamente da quelli che portano in fronte qualche marca sù frontespizi:

- Portius (Christopharus, ndr), Comt. in Iustiniani fol. (cinquecentina, ndr), Hereditatis Pirovanae (suggello);
- Viviano (Giuliano Viviani, ndr), Praxis Iurispatronatus fol., Filippo Bardi (manoscritto);
- Pacifico (Statilio, ndr), De Salviano (Tractatus del XVII sec., ndr) fol., Armellini (suggello), I. Ant. De Marii (manoscritto);
- Statistica Austriaca in tedesco, Bib. Della R. Segreteria di Stato Interni (suggello);
- Altra idem idem, Ministero di Agricoltura Direz. della Statistica (suggello);
- Altra Prussiana idem, Ministero di Agricoltura Direz. della Statistica (senza suggello);
- Altra idem idem idem;
- Albitio Cardinale, De inconstantia in iure (XVII sec., ndr) fol., ex Sancto Officio (manoscritto);
- Menochio (Io. Stephani, ndr), Comm. Sacrae Scripture fol. (XVII sex., ndr), Stephani Falalchi (manoscritto);
- Regolamento per la leva 4°, Uditorato Generale di Guerra (suggello);
- Pietri, Politique Francaise, Ministero Esteri Archivj e Bibliot. (suggello);
- Matteucci, Officialis Curiae etc. fol., Publicetur p. Io. Bap. Carus Magister et socius R. P. Sacri Ap. Pal. Magistri;
- Baronio Annalaes Eccl. (un suggello inintellegibile).

E dopo tutto il fin qui detto non faccio commenti, che meglio di me potrete farli Voi stesso, i contribuenti dai quali si spreme il sangue e poi si lasciano depredar gli interessi con tanta leggerezza e vergogna nostra, li potrà far la Camera che con inqualificabile faciltà accetta le facili e comode denegazioni del Ministro di Grazia e Giustizia, e le scuse del Ministro della Pubblica Istruzione, il quale non ha assunto alcuna ingerenza sulle Biblioteche delle Corporazioni disciolte, non parlo delle ingenue dichiarazioni del Ministro dell’Interno che eccitano la ilarità della Camera.

Devotissimo servo, Stefano Zirilli».

 

Gli incunaboli della Biblioteca comunale - Grazie all’acquisto in Roma della «partita di carta lorda ad uso mercerie» giunse a Milazzo la copia di un pregevole incunabolo pubblicato a Venezia nel 1487. La Naturalis Hystoriae è indubbiamente il capolavoro di Plinio il Vecchio, deceduto nel 79 d. C. a causa delle esalazioni rilasciate dall’eruzione del Vesuvio. Il testo è una vasta enciclopedia in 37 volumi che tratta di geografia, antropologia, zoologia, botanica, medicina, mineralogia, lavorazione dei metalli e storia dell'arte. In particolare il libro XIV tratta di enologia e viticoltura, cogli inevitabili riferimenti al vino Mamertino, prodotto nel Messinese e citato tanto nel capitolo VI, quanto nel cap. XV di tale libro, ove viene citato tra i vini offerti da Giulio Cesare nel banchetto che celebrò il suo terzo consolato. La sorte volle che questo volume cadesse nelle mani di Stefano Zirilli, competentissimo enologo e viticoltore, peraltro produttore di Mamertino da lui imbottigliato e spedito in versione liquorosa in ogni angolo d’Italia. Purtroppo, come ricordava lo stesso Zirilli nel discorso inaugurale, l’incunabolo risulta privo della prima pagina e macchiato dall’umidità del mare, guasto quest’ultimo sofferto durante la navigazione a cura del capitano milazzese Antonino Alioto. Se non fosse stato per questi due inconvenienti tale incunabolo – sosteneva Zirilli – avrebbe presentato un valore superiore alle 500 lire. L’incunabolo di Plinio il Vecchio (ingresso 11157) si trova oggi in ottime condizioni, essendo stato restaurato a S. Martino delle Scale (PA) nel 1984.
 

Naturalis Hystoriae pubblicata nel 1487
 
Urgente intervento di restauro necessita invece il De priscorum proprietate verborum di Giuniano Maio (numero di ingresso 13142), pubblicato nel 1490, privo delle indicazioni del luogo di pubblicazione e dell’editore e purtroppo caratterizzato dalla presenza di estesi camminamenti di tarli (anobidi). Fu acquistato dalla Biblioteca, assieme ad una copia manoscritta del Palermo ristorato di Vincenzo Di Giovanni, tra il novembre ed il dicembre 1881. Per il suo acquisto  e per quello del manoscritto appena citato furono spese in tutto 18 lire. Le trattative furono riferite dallo Zirilli a Gioacchino Di Marzo, «Bibliotecario Capo della Comunale di Palermo», in questa missiva datata 16 novembre 1881:

«…dalle relazioni del possessore sembra che [il manoscritto del Di Giovanni, ndr] l’abbia acquistato fra molti altri libri antichi, in Roma, da un siciliano ivi stabilito da oltre 50 anni, che poco si curava di libri e tenevali qual mobile inutile depositati in un tetto morto della sua casa. Mi vorrebbe pure vendere un codice stampato del XV secolo, anche intaccato dall’umido, ma in molto migliore stato del superiore manoscritto. Grosso volume in fol.o senza frontespizio, senza numerazione di pagine, senza richiami, senza registro, in piedi alla cui ultima pagina si legge questa sottoscrizione: Iuniani Maii equitis neapolitani oratoris clarissimi liber de priscorum proprietate verborum finit MCCCCLXXXX Die xxiii Februarii (senza luogo, né tipografia). Il recto della prima carta è bianco, nel verso è impresso il Prologo con la dedica a Ferdinando Re d’italia. Non essendo la prima edizione che fu del 1475, ed essendo in molto mediocre stato, ne ho offerto lire 10, ma non mi è stato rilasciato. Forse l’avrò col manoscritto quando ci potremo mettere di accordo. Ella che ne pensa?».

Purtroppo tra le carte d’archivio della Biblioteca non è pervenuta la corrispondenza in entrata, ragion per cui non conosciamo il contenuto della missiva di risposta del Di Marzo, che nel 1884 avrebbe spedito ad un prezzo conveniente, su reiterata richiesta dello Zirilli, i due monumentali suoi volumi sui Gagini, ancor oggi posseduti dalla nostra Biblioteca. A proposito di Giuniano Maio (c. 1430-1493), possiamo tuttavia aggiungere che fu maestro dei principi della casa reale di Napoli e di Iacopo Sannazzaro. Nel 1480 ottenne dal re Ferdinando I d’Aragona il titolo di cavaliere, da cui la dicitura equitis neapolitani citata dallo Zirilli. Inoltre, la sua opera principale fu proprio il De priscorum proprietate verborum, ossia il libro sulla proprietà delle antiche parole, il quale, se non fu il primo, indubbiamente fu tra i primissimi dizionari di latino ad essere pubblicati in Italia. Un vero e proprio successo editoriale, tanto da meritare nel corso del Quattrocento diverse ristampe. Si tratta dunque di un dizionario di voci latine, con i lemmi disposti dalla A alla Z, ma non in perfetto ordine alfabetico, dove peraltro compaiono molte citazioni di classici latini, da Virgilio a Cicerone a Orazio.
Il Giuniano Maio del 1490 andò ad incrementare nel 1881 il numero degli incunaboli della Comunale di Milazzo, il cui numero, nel discorso inaugurale del 1876, ascendeva a 7 unità, anche se Zirilli ne indicava erroneamente 6 (non includeva infatti tra gli incunaboli il primo dei 7 volumi della Bibbia commentata dal cardinale francese Ugone, provenienti dal Convento dei Cappuccini ed ingressati coi numeri 2885-2891, volumi editi a Basilea tra il 1498 ed il 1502: ed il primo volume fu pubblicato appunto nel 1498). Di questi 7 incunaboli ne sopravvivono oggi soltanto 4, ossia il Plinio del 1487, l’Ugone appena citato ed altri 2 volumi di argomento religioso, ossia le Prediche quaresimali di Leonardo da Udine (Leonardo Mattei, 1399-1469), pubblicate nel 1479 (n. di ingresso 7361), prive delle prime 9 carte, provenienti dal Convento di S. Papino e restaurate nel 1984 a S. Martino delle Scale, ed un’opera di S. Tommaso d’Aquino pubblicata a Venezia nel 1495 (ingresso 3075), come si evince dal colophon che riporta anche la marca tipografica dell’editore Ottaviano Scoto da Monza (proveniente dalla biblioteca del convento dei Minimi di Milazzo, anche tale incunabolo è stato restaurato a S. Martino delle Scale nel 1984).
 
 
 Frontespizio e colophon del Leonardo da Udine (1479) proveniente da S. Papino
 
 
Colophon del S. Tommaso d'Aquino del 1495

Sono purtroppo andati perduti i restanti 3 incunaboli indicati nel più volte citato discorso inaugurale dello Zirilli: trattasi di un Ludolfo di Sassonia del 1474 (ingr. 1934), di un Diodoro Siculo del 1496 (56) e di un Nicolò Di Lira del 1500 (7690). Perduti nel corso del secondo conflitto mondiale: nella pubblicazione intitolata La ricostruzione delle biblioteche italiane dopo la guerra 1940-45 (vol. 1 “I danni”), edita a cura del Ministero della Pubblica Istruzione (Roma, Arti Grafiche F.lli Palombi, pagg. 312 e 313), si legge infatti che alla Biblioteca comunale di Milazzo furono asportati «dalle truppe alleate ed anche dai civili» ben 4 incunaboli.

Il quarto incunabolo perduto durante il secondo conflitto mondiale è un’operetta di Arnaldo da Villanova, medico ed alchimista catalano vissuto tra il Due ed il Trecento. Pare sia stato seppellito nel sarcofago esistente entro il Castello di Montalbano Elicona: ciò secondo una tradizione che si tramanda dal Fazello, ossia dal Cinquecento in poi. E difatti proprio a Montalbano è stato organizzato nel 2015 un convegno internazionale in suo onore. Scrisse tra l’altro De arte cognoscendi venena, un piccolo incunabolo lungo circa 20 cm e di poco meno di 20 pagine che nella Biblioteca comunale di Milazzo era stato ingressato dallo Zirilli col numero 11693 tra le opere di medicina (cfr. Elenco manoscritto delle opere di edizioni antiche a cura del custode Giuseppe Sineri, custodito presso l’Archivio Storico della Città di Milazzo tra le antiche carte della Biblioteca assieme ai primissimi ed utilissimi registri per materie della stessa Biblioteca). Non conosciamo la provenienza di questo incunabolo, così come non conosciamo quella dell’altro incunabolo - che riporta tra le prime pagine un timbro non meglio identificato di altra biblioteca - tuttora esistente nel fondo antico della Biblioteca (ingresso 11720) e scritto da Jean de Jandun (morto nel 1328). Intitolato Questiones domini Ioannis de Ianduno Super tres libros de anima Aristotelis, fu pubblicato a Venezia nel 1488, come si evince dal colophon che riporta anche la marca tipografica dell’editore Ottaviano Scoto. Teologo, scrittore, politico e filosofo, Jean de Jandun fu uno dei principali studiosi di Aristotele dell’epoca (visse anch’egli tra Due e Trecento).

Questi ultimi due incunaboli, sebbene classificati da Zirilli come «codici del XV secolo», non sono stati stranamente citati tra le quattrocentine elencate nel discorso inaugurale. Così come non è stato citato l’incunabolo dell’umanista e diplomatico veneto Ermolao Barbaro (1453-1493), pubblicato a Cremona nel 1495 ed intitolato Castigationes Hermolai in Plinium castigatissimae: quum Vix post Romanas: caeteris tamen adhuc impressis: uel ab opicis quidem non posthabendae (a cura di Augustinus Grandis). Restaurato a S. Martino delle Scale nel 1984, tale incunabolo risulta privo delle prime 8 carte e delle ultime 33. E poiché Zirilli gli attribuì (evidentemente per errore) lo stesso numero di ingresso del Plinio il Vecchio (11157), è ipotizzabile che provenga dall’acquisto romano di «carta lorda ad uso mercerie», circostanza che spiegherebbe la mutilazione, visto che - come si è accennato - presenta pagine strappate sia all’inizio che alla fine. Peraltro l’identificazione col Plinio il Vecchio non è poi tanto casuale, visto che l’opera del Barbaro è incentrata proprio sulle imprecisioni e sulle invenzioni - e dunque sulle correzioni - della Naturalis historia.
 
Ermolao Barbaro (1453-1493), Castigationes Hermolai in Plinium castigatissimae (1495)

Sin qui, sia pure a grandi linee, l’infaticabile e straordinario contributo di Stefano Zirilli, anima e cuore pulsante della Biblioteca che oggi non a caso porta il suo nome. Un’opera eccezionale che nell’arco di appena un decennio consentì al patrimonio librario della Comunale di crescere notevolmente, balzando dai circa 12.000 volumi citati nel discorso inaugurale alle 15.495 unità registrate nel giugno 1886. Un contributo, quello dello Zirilli, che ricevette la giusta ricompensa nel 1887, circa 3 anni dopo la sua morte, quando la Biblioteca comunale di Milazzo fu oggetto di ispezione ministeriale da parte di Torello Sacconi, l’ex prefetto della Nazionale di Firenze. Chiamato ad ispezionare le biblioteche italiane a vent’anni dalla soppressione delle corporazioni religiose, per verificare quali biblioteche fossero davvero sorte in seguito alla consegna dei volumi dei disciolti conventi e quali invece fossero rimaste solo sulla carta, il Sacconi additò come caso esemplare proprio la Comunale di Milazzo diretta amorevolmente da Stefano Zirilli, che la guidò sino alla sua morte avvenuta nel dicembre 1884. Il testo che riportiamo di seguito, riscoperto dalla dott.ssa Elena Scrima che non finiremo mai di ringraziare per queste preziose ricerche condotte presso l’Archivio Centrale dello Stato in Roma, si commenta da solo:

«Dopo la Beriana di Genova la biblioteca meglio sistemata e diretta fra le comunali vedute finora da me è certamente quella di Milazzo in Sicilia, che iniziata con le sole librerie dei conventi, ebbe in pochi anni un incremento affatto insolito e un ordinamento quasi completo. Fu solamente sul cadere del 1868 [1869, ndr] che vennero consegnate a quel comune cinque librerie monastiche con circa 5000 volumi, quasi tutti ecclesiastici e molti ancora incompleti, e non era passato il 3 di gennaio 1870 quando la nuova biblioteca civica fu provvisoriamente aperta al servizio del pubblico. Ne ebbe prima di tutti la direzione come bibliotecario gratuito il commendatore Stefano Zerilli, colonnello del Genio, già presidente del comitato insurrezionale della Sicilia, all’opera indefessa del quale, aiutato da altri benemeriti cittadini, deve la biblioteca il suo maggiore incremento, la sistemazione e i cataloghi (…). Per rimediare alla perdita eccessiva di spazio e ad altri inconvenienti (…), il conte Antonio Cumbo-Borgia, nuovo bibliotecario gratuito succeduto al Zerilli e non meno di lui generoso e zelante, ha posto mano ad un riordinamento dei libri secondo la loro altezza, senza turbare la divisione delle materie, e dando ad essi una numerazione più semplice e regolare. (…) Le cose accennate per altro bastano a far conoscere che per il rapido incremento, per la esattezza e varietà dei cataloghi, come per l’utilità che arreca quella libreria, essa è una delle più notevoli fra le comunali del Regno. E chi poi consideri che ciò si è ottenuto in un piccolo paese ove sono appena le scuole elementari e le tecniche e che tutto si è fatto da privati cittadini concorrenti a gara coll’opera loro spontanea e gratuita, dovrà necessariamente ammirare lo spirito filantropico e patriottico dei Milazzesi, veramente degno d’incoraggiamento e di premio. A me sembrerebbe pertanto che un sussidio di 40500 lire per parte del Ministero che non ne diede mai alcuno a quella biblioteca, giungerebbe giusto e opportuno, e avrebbe anche un’efficacia nei comuni vicini di Barcellona e Castroreale, che con la loro inerzia e malvolere si meritarono invece un trattamento affatto diverso» (Fonte: E. Scrima, Le Biblioteche claustrali della Provincia di Messina tra “Unità” e dispersione, tesi di dottorato  di ricerca in Scienze Librarie e Documentarie, Università La Sapienza di Roma).

La corrispondenza di Zirilli - Prima di concludere queste brevi note, meritano un ulteriore cenno le corpose corrispondenze in uscita della Biblioteca comunale (periodo 1878-1884), le quali se da un lato consentono di arricchire il profilo biografico dello Zirilli, dall’altro permettono di accertare la provenienza di diversi volumi oggi custoditi nella stessa Biblioteca. E’ il caso ad esempio della cinquecentina Historie et descrittione del regno di Sicilia, di Gioseppe Carnevale dottor di legge diuise in due libri (Appresso Horatio Saluiani, Napoli 1591), acquistata nell’ottobre 1881 dal libraio Giuseppe Dura di Napoli (Strada S. Carlo, 40) assieme ad altri 6 volumi, ivi incluso il manoscritto Diario del Governo del Duca d’Ossuna (prezzo d’acquisto totale delle 7 opere: 30 lire).
 
Edizione aldina della Biblioteca comunale

Notizie come questa sono alternate a volte a corrispondenze di natura strettamente private, anche commerciali. Come quando il 14 settembre 1881 scrive all’amico Achille Savini di Venezia (che negli anni Settanta aveva indirizzato in dono alla Biblioteca i 13 volumi della Storia della Repubblica Veneta del Cappelletti) per informarlo delle vendemmie in corso nella Piana di Milazzo. Il Savini infatti intratteneva rapporti commerciali - perlopiù compravendite di vini - con la casa Giuseppe Zirilli & Figli, diretta dallo stesso Stefano Zirilli. In tale missiva Zirilli chiedeva al Savini di cercare a Venezia alcune piante di Milazzo, con particolare riferimento a quelle dell’Assedio spagnolo del 1718/19. Piante necessarie per i suoi studi di storia patria: «Passo da 8 a 10 ore a tavolino studiando quel che avrei dovuto studiar giovine, la storia del mio paese», scriveva il 29 agosto 1881 all’amico Gaetano De Montaud, residente a Napoli, informandolo anche sulle iniziative industriali del figlio Giuseppe, che aveva appena fondato a Milazzo il sansificio Zirilli, Bonaccorsi & Lucifero per l’estrazione dell’olio dalle sanse di olivo attraverso il solfuro di carbonio, il terzo stabilimento del genere ad essere impiantato in Italia: «Peppino è perduto ingolfato nelle speculazioni industriali, (..) io stesso [lo] vedo assai di raro e sempre alla sfuggita. Papà buon giorno, come state? E va via senza aspettar risposta». Anche all’appena citato amico di Napoli Zirilli chiese il favore di ricercare nel capoluogo partenopeo le piante dell’Assedio. Ed a tal proposito, attraverso lettera dell’Amministrazione comunale e chiedendo aiuto al deputato marchese di Sant’Onofrio, nel dicembre 1882 fece scomodare persino il Ministro degli esteri Pasquale Stanislao Mancini affinché favorisse la ricerca di tali piante presso gli archivi di guerra di Vienna. Purtroppo in questa ricerca Zirilli non ebbe fortuna. Molto più fortunata è stata invece lo scorso anno la Società Milazzese di Storia Patria, che ha ottenuto, tra l’altro, dai citati archivi di Vienna la meravigliosa pianta redatta dall’ingegnere militare Montani, oggi riprodotta in gigantografia nelle eleganti sale del Mastio normanno-svevo, tra i vari pannelli che ripercorrono proprio le fasi del sanguinoso Assedio del 1718/19.

Ed ancora: il 28 aprile 1882 richiese ai F.lli Treves in Milano il Manuale di Storia Contemporanea del tedesco Giorgio Weber, edito nel 1878. Ciò allo scopo di rimediare al danno all’immagine subito dalla Città di Milazzo, viste le insinuazioni presenti nel volume a proposito di un atteggiamento filo-borbonico manifestato dai Milazzesi in occasione della battaglia garibaldina del 20 luglio 1860. Insinuazioni non proprio del Weber, quanto piuttosto del suo traduttore Marco Antonio Canini. Ne scaturirono ben tre opuscoli dello Zirilli, di cui si ha traccia nella corrispondenza della Biblioteca anche in riferimento ai rapporti intercorsi coi tipografi che ne curarono la pubblicazione. Opuscoli, pubblicati tra il 1882 ed il 1884, posseduti oggi dalla nostra Biblioteca, così come il citato Manuale del Weber. Insinuazioni che ripresero in buona sostanza quelle raccolte anni prima dal celebre autore del Conte di Montecristo, il quale nell’opera Les Garibaldins ebbe a scrivere “Milazzo, ville peu patriote”, seppur seguita dalla prudente precisazione limitativa: “dit-on”: «Il Dumas, che io conobbi personalmente in quella circostanza, che poi, finché visse in Napoli, fu sempre in relazione epistolare con me, fu bensì testimone oculare della giornata del 20 Luglio, ma da lontano, sopra un bastimento a più che prudente distanza, e poi ne scrisse molto inesattamente da poeta e da romanziere, raccogliendo anche lui dal fango le accuse lanciate contro il nostro paese da coloro che lo assassinarono per legittimar le loro gesta. Non nego che si leggano piacevolmente i suoi scritti, ma bisogna leggerli con molta diffidenza, massime quando vuole essere storico, egli nato Romanziere e Poeta» (dalla lettera inviata il 12 luglio 1882 da Stefano Zirilli a Giuseppe Lucifero Trigali di Palermo, che aveva appena inviato alla Comunale di Milazzo la richiesta copia de Les Garibaldins del Dumas, sino ad allora mai letta dallo stesso Zirilli).

Appena venti giorni prima, il 23 giugno 1882, Zirilli inviava al libraio Giuseppe Dura di Napoli richiesta di un opuscolo da destinare alla Biblioteca: le Nuove ricerche sulla Difterite appena pubblicate dal dottor P. Smurra. Alcuni mesi dopo, precisamente il 27 settembre 1882, una missiva indirizzata al «pregiatissimo Amico Sig. Simone Preve» di Sciacca ne svelava mestamente il motivo:

 «Dopo moltissimi anni di silenzio fra noi, vecchi Amici, mi vi rivolgo sperando pria di tutto vi conserviate in buona salute con tutta la Vostra famiglia, che credo numerosa e lieta, almeno me l’auguro. Così era la mia fino a pochi mesi indietro, peroché l’unico mio figlio, ammogliato coll’ultima delle figlie di Francesco Carlo Bonaccorsi, Amico comune, un Angelo di giovine moglie, lo aveva allietato in pochi anni di sette bei bambini, che formavano la nostra delizia! La Provvidenza però intervenne, e per essa la difterite crudele ce ne ha rapiti finora quattro, e specialmente il primo nato, Stefanino, adolescente a 11 anni, che prometteva moltissimo, sparito in tre giorni!! Oggi siamo nella desolazione e nel pianto!!!»

Altre corrispondenze attestano rapporti con l’antiquario Luigi Arrigoni di Milano (corso Venezia, 6), al quale in data 3 gennaio 1881 Zirilli offriva, in cambio di denaro o di «opere di bibliografia antica e moderna», una serie di opere duplicate, circa duemila e quasi tutte di argomento religioso, come si evince da un’altra missiva inviata allo stesso Arrigoni nel febbraio 1880. Tra le opere offerte all’Arrigoni «un grosso volume del Savanarola, del quale vi faccio copiare a tergo - scriveva Zirilli - la descrizione esatta che è nel I vol. del nostro Catalogo generale, n. 8234». Si tratta di due cinquecentine tra le più antiche oggi presenti nella nostra Biblioteca, rilegate in unico volume, le Prediche de fra hieronymo per quadragesima e le Prediche de fra hieronymo sopra ezechiel propheta, pubblicate (rispettivamente nel 1519 e nel 1520) «in Venetia per Caesaro Arriuabeno uenitiano», ingressate entrambe appunto col n. 8234.

Con un’altra missiva del 13 dicembre 1880 Zirilli faceva istanza al sindaco allo scopo di autorizzare la distruzione di «molte opere ecclesiastiche provenienti dalle abolite case religiose, talmente guaste e deturpate dalla tignuola» da compromettere la porzione sana del patrimonio librario. Si chiedeva pertanto il «permesso di brugiarli (…) col concorso di uno dei Membri della Giunta» e con tanto di verbalizzazione.

L’interesse di Zirilli per i manoscritti antichi è documentato da alcune missive del 1883. Nell’aprile di quell’anno inoltrava richiesta di catalogo al “libraro” Zeffirino Bianchi di Napoli (strada Costantinopoli, n. 54). Sfogliando il catalogo n. 7 del 10 aprile 1883, l’occhio dell’illustre milazzese veniva attirato da un Trattato della Monarchia di Sicilia dell’abate Caruso, datato «Vienna 1726» e posto in vendita a 12 lire. Prima di acquistarlo - il ms. è giunto fortunatamente sino a noi (numero di ingresso 13337) - chiese informazioni al Bibliotecario Capo della Nazionale di Palermo Filippo Evola, al quale l’11 agosto 1883 scrisse quanto segue:

«In quanto al Ms. dell’Ab. Caruso pare che non mi sono ingannato attribuendolo a Gio. Battista Caruso, ma non posso accostarmi al di lei giudizio supponendolo una copia della pubblicazione fatta da Mira al 1863 (Discorso istorico-apologetico della monarchia di Sicilia, G B. Gaudiano, Palermo, ndr), sì perché porta la data di Vienna 1726, anteriore quasi di un secolo e mezzo, sì perché so provenire realmente da Vienna. E infine perché visibilmente è molto antico e dell’epoca precisamente della riconquista dell’Isola per l’austriaco Carlo VI e delle agitazioni in proposito della Regia prerogativa. Più il frontespizio, comunque scritto a mano, pure imita così ben la stampa, in caratteri rossi e neri, che si direbbe assolutamente copia di una pubblicazione fatta a Vienna. Ad ogni modo io l’ho acquistato per questa Biblioteca e per lire 7!! Sono stato in ciò molto favorito dalla sua lettera, epperò doppiamente a Lei tenuto».

Sin qui un estratto delle missive che testimoniano l’opera amorevole ed appassionata di Stefano Zirilli, il quale - per la notevole mole di lavoro che sosteneva -  in più d’una circostanza non mancò di definirsi «il Priore e nel contempo il Sagrestano di questa Biblioteca». Una preziosa corrispondenza in uscita, purtroppo oggetto ancora una volta di trafugamento. Molte missive sono state infatti involate nei recenti anni Novanta. Fortunatamente erano state previamente riprodotte dallo scrivente, che a 150 anni dalla fondazione della Biblioteca fa dono di tali copie alla stessa Biblioteca.

La Biblioteca privata di Zirilli - Allo scopo di onorare nel bicentenario della nascita la memoria di Stefano Zirilli (1812-1884), lo scrivente ha donato all’Archivio Storico comunale gli antichi inventari manoscritti della sua biblioteca privata (cosiddetta Biblioteca Zirilliana), sino a qualche decennio fa ospitata nel palazzo in Marina oggi sede della Prenatal. Immergendosi nella lettura di tali inventari, si comprendono agevolmente  la passione, le competenze e l’impegno che lo Zirilli mise a disposizione della Biblioteca comunale a partire dal 1869.

Si tratta di cinque voluminosi registri, acquistati presso i mercati antiquari e compilati con certosina pazienza dallo stesso Zirilli, i quali, lungi dal presentarsi quali fredde e mere elencazioni di libri, contengono una lunga serie di appunti e annotazioni bibliografiche che contribuiscono non poco a far luce sulla colta e brillante personalità dell’illustre milazzese.

Questo l’elenco dei volumi manoscritti offerti in dono:

- Catalogo generale - vol. 1;

- Catalogo alfabetico - vol. 2 (compilato nel 1850);

- Vol . 5 - Carte geografiche, topografiche e militari (compilato nel 1848);

- Catalogo classificato “scienze”;

- Anonimi e ajuto alla memoria.

Istituita dallo stesso Stefano Zirilli nella prima metà dell’Ottocento, impinguando la già considerevole collezione paterna, la Biblioteca Zirilliana raccoglieva, unitamente ad ricco patrimonio librario, una straordinaria raccolta di pregevoli e costosissime antiche carte geografiche.

Nel fondo antico della Zirilliana facevano bella mostra di sé 6 incunaboli e 195 cinquecentine, tra le quali si ricordano opere di Boccaccio e Petrarca, una giuntina intitolata “Poesie burlesche” - già molto rara nell’Ottocento - e la prima edizione risalente al 1525 delle “Prose della volgar lingua” di Pietro Bembo. Seicentine e settecentine completavano la preziosa collezione libraria, acquistata qualche decennio fa dalla Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Messina.

Il numero dei volumi ascendeva a 4.000 unità nel 1859: il dato venne comunicato dall’autorevole Gioacchino Di Marzo in un suo volume pubblicato in quell’anno, dove si legge che il «sig. Don Stefano Zirilli, con esempio singolare di patrio interesse, [aveva] aperto ai suoi concittadini una biblioteca di circa 4.000 volumi raccolti a proprie spese».

Nel 1877, poco dopo l’inaugurazione ufficiale da parte dello stesso Zirilli della Biblioteca Comunale di Milazzo, il patrimonio librario era lievitato notevolmente sino a raggiungere le 6.000 unità. Ne fa fede questa affascinante e suggestiva dichiarazione apposta dallo Zirilli nel primo volume del catalogo generale: «metto termine qui al primo volume del mio Catalogo Generale questa sera 3 di aprile 1877 alle 10 ore, tanto perché la carta mi ci astringe, quanto per chiuderlo con la cifra rotonda di seimila volumi, riservando i pochi fogli che restano per note o appunti che mi occorrerà di aggiungere a’ libri finora registrati; ed incomincio stasera stessa il volume secondo dal n. 6.001. Avrò vita per compire questo secondo? Iddio lo voglia!»

Cimeli e documenti relativi a questa straordinaria Biblioteca, vero e proprio tesoro perduto, sono oggi custoditi nell’Archivio Storico della Città di Milazzo annesso alla Biblioteca di Palazzo D’Amico: li impreziosiscono, tra l’altro, una serie di carte manoscritte, come le bozze degli opuscoli di argomento garibaldino pubblicati dallo Zirilli tra il 1882 ed il 1884,  i suoi appunti di storia patria ed i documenti sul Quarantotto siciliano che lo videro protagonista, documentazione acquistata dallo scrivente presso i mercati antiquari e successivamente donata alla Città di Milazzo.

Il riciclo delle antiche pergamene - Per finire un ultimo contributo relativo ad un argomento abbastanza suggestivo ed affascinante. «Non abbiamo Pergamene né Codici membranacei, né manoscritti antichi, eppure dovevano esistere in tutte le cinque biblioteche monastiche, perché abbiamo trovato molte legature fatte con antiche pergamene delle quali ci è riuscito di salvarne una sola, ed anche deputata dai buchi fattivi per applicarla come fodera ad un libro», così Stefano Zirilli nel suo Discorso inaugurale pronunciato il giorno 4 giugno 1876 in occasione della solenne apertura della Biblioteca.

Questo volume intitolato Digestorum seu pandectarum iuris ciuilis volumen quartum ed edito a Parigi nel lontano 1528 ricicla nella legatura, precisamente nel dorso, proprio la pergamena di un antico codice manoscritto.

La pratica di utilizzare fogli di codici manoscritti non più in uso, sia liturgici che di altro genere, era dovuta alla indubbia resistenza del materiale membranaceo che aveva la durabilità e la duttilità necessarie a proteggere i documenti che dovevano essere rilegati. Altro fattore importante che ha fatto optare per il riuso è la circostanza che la pergamena nuova aveva dei costi elevatissimi.

L’utilizzo delle pergamene comunemente dette di “riuso” è ovviamente connesso al decadere del codice manoscritto ed al contestuale diffondersi della stampa. Come è noto il libro a stampa appare - in seguito all’invenzione dei caratteri mobili da parte di Gutenberg - nel corso del Quattrocento con i primi “incunaboli” ma è soprattutto dopo il sec. XVI, grazie alla diffusione della stampa e al conseguente rapido ricambio di libri più diffusamente utilizzati, come quelli universitari e quelli liturgici, che i codici manoscritti, ormai inservibili, vanno fuori mercato e vengono venduti a peso. Non valgono più per i loro contenuti ma per la preziosa e costosa materia con cui sono fatti; vengono dunque considerati solo per la resistenza della pergamena e quindi entrano a far parte della categoria dei materiali da riciclare.
 





 
Milazzo, 8 maggio 2019
 
Appendice
 
Deliberazione consiliare istitutiva della Biblioteca comunale di Milazzo
Fondazione della pubblica biblioteca con i libri delle soppresse corporazioni religiose
Milazzo, 25 novembre 1868
(…) L’anno milleottocentosessantotto il giorno venticinque del mese di novembre vigesimo terzo giorno di seduta.
Il Consiglio composto come appresso, coll’assistenza del segretario comunale signor Giuseppe Ragusi Catanzaro, si è riunito nella sala della Casa della città. Sono intervenuti
1° Il signor cavaliere Antonino Bevacqua assessore anziano f[acente] f[unzione] da Sindaco presidente, ed i signori consiglieri
2° Giuseppe Torre
3° Pietro Galletti fu Giacomo
4° Tommaso La Rosa
5° Antonino Laguidara
6° Don Cambria Francesco
7° Marchese Flaminio Proto
8° Andrea Catanzaro Ventimiglia
9° Fortunato Marullo
E’ all’ordine del giorno la proposta del signor Prefetto della Provincia depositata nella sala dell’adunanza sin dal 23 and[ante] e relativamente alla pubblica biblioteca che potrebbe esser fondata mercé le librerie delle suppresse [sic] corporazioni religiose.
Il Segretario dà lettura per ordine del Presidente di due note prefettizie, e della risposta alla prima di esse data dal Sindaco così concepite.
«Messina 31 dicembre 1867 n° 4443 (…) Il sottoscritto saprebbe [sic] grato alla Signoria Vostra se volesse manifestare a volta di corriere se nelle case delle soppresse corporazioni religiose esistevano librerie, se nel comune si trova biblioteca aperta al pubblico, e se per lo meno aprirebbesi qualora si cedesse quella claustrale, nella intelligenza che la concessione sarebbe condizionata con l’obligo di tenerla aperta al pubblico in locale decente, e di mantenere i libri stanziando nel bilancio comunale per lo meno una spesa annuale di lire duecento.
Desidera chi scrive che una tale notizia gli fosse apprestata con sollecitudine».
«Milazzo 2 gennaro 1868 n. 1456. Di pronta risposta alla sua pregevole nota al margine indicata, pervenutami oggi stesso, mi onoro manifestarle che queste soppresse corporazioni religiose erano tutte provvedute di librerie. Questa Comune non ha la biblioteca aperta al pubblico, e certo si aprirebbe qualora avesse cedute quelle claustrali, tenendola in locale degente, e mantenendo i libri con una spesa annuale di almeno lire 200 che si stanzierebbe nel bilancio comunale»
«Messina lì 13 maggio 1868 n° 103 (…) Intorno alle librerie claustrali in cotesto Comune, il Ministero della istruzione pubblica con dispaccio del 28 aprile n° 2257 ha scritto così:
Desidero di sapere quali sono le librerie claustrali del comune di Milazzo, e a quali corpi religiosi appartenevano; gradirei di avere pure qualche ragguaglio intorno alla quantità e qualità dei libri e prego di queste notizie la Signoria Vostra.
Circa alla devoluzione delle librerie io ben volentieri la proporrò in favore di quel Municipio, quando egli provvederà per disposto da fare alla fondazione di una pubblica biblioteca. Sarò grato a Vostra Signoria se vorrà sollecitarla a prendere l’opportuna deliberazione della quale dev’essere mandata copia al mio assistente.
Prego la Signoria Vostra che voglia il più presto potrà apprestarmi le notizie di cui sopra, e far opera d’altra parte che il Consiglio metta la sua deliberazione, della quale farà pervenire a suo tempo copia a questo Ufficio».
Il Presidente fa pure noto al Consiglio che il Sindaco per le richieste notizie non indugiò di partecipare con nota del 15 maggio 1868 n° 520 a questo ricevitore del Registro l’ultima su trascritta nota prefettizia, pregandolo di apprestargliele colla maggior possibile sollecitudine; e di seguito lo sollecitò allo inseguimento della pratica con altra nota del 13 luglio dello anno n° 520.
Che il prefato ricevitore con nota del 12 agosto  1868 n° 994 rispose come segue
«In seno alla presente la Signoria Vostra rinviene l’elenco delle biblioteche degli aboliti enti morali di questa. Detto elenco è un estratto consimile a quello esistente nei verbali di presa di possesso. Mi riesce poi impossibile volerle dettagliare la qualità e quantità dei libri esistenti in ogni biblioteca, da poiché non è il disimpegno di poche ore o giornate, ma del tempo positivo, e privarmi questo ufficio di un braccio necessario a lavori più imperiosi, la prego quindi ritenere il su ripetuto siccome è descritto dai Delegati alla presa di possesso.
Elenco dei libri esistenti nelle biblioteche dei soppressi enti morali di Milazzo, proprietà oggi del Demanio per la legge del 7 luglio 1866
Numero d’ordine
Ente morale soppresso
Designazione dei libri
Valore presunto
Osservazioni
1
Carmelitani di Milazzo
Biblioteca con otto scaffali ciascuno contiene da 140 a 180
1200
Non esiste catalogo
2
Paolotti
Biblioteca con sedici scaffali, cioè 4 grandi e 12 piccoli con vetrate. Nei 12 scaffali piccoli vi sono circa 163 volumi, nei più grandi circa 484 volumi del valore complessivo lire
20000
Idem
3
Cappuccini
Biblioteca con dieci scaffali con 1200 volumi in circa
200
Idem
4
Riformati di S. Papino
Biblioteca con sette scaffiali [sic] con 5 gradini, ognuno contiene  circa 24 volumi
10000
Idem
5
Domenicani
Biblioteca con due scaffiali [sic] con 428 libri circa legati quasi tutti in pergamena
300
Idem
6
Monastero
 
 
Idem
Milazzo, 12 agosto 1868 (…)».
Conformemente all’ordine del giorno proposto dal consigliere signor marchese Flaminio Proto, e depositato nella sala dell’adunanza sin dal 23 corrente mese di novembre, il Consiglio considerando che la fondazione di una pubblica biblioteca giova moltissimo al progredimento della pubblica istruzione, e che la cessione delle librerie claustrali al Comune dà occasione allo ingrandimento della pubblica biblioteca.
Ritenuto che per progetto di ripartizione del soppresso convento di San Francesco di Paola tra la Provincia per lo stabilimento della caserma dei reali carabinieri, ed il Comune per uso delle pubbliche scuole, già consentito dal Consiglio comunale, il locale della libreria del suddetto soppresso convento venne assegnato nella parte da rimanere agli usi del Comune.
Ritenuto che si fatto locale non solo è decentissimo, ma pure capace d’ingrandimento, ed in conseguenza molto adatto ad una pubblica biblioteca. Ha unanimemente deliberato.
1° La fondazione di una pubblica biblioteca quante volte verranno devolute a prò di questo Comune le librerie di questi soppressi conventi di San Francesco di Paola, del Carmine, dei Cappuccini, dei Riformati, e dei Domenicani, stabilendola nel locale della libreria del suddetto soppresso convento di San Francesco di Paola.
2° Di stanziare nella parte 2a uscita del bilancio comunale (…) la somma di lire duecento per lo mantenimento dei libri della pubblica biblioteca.
Il presente verbale letto all’adunanza è stato dalla stessa approvato, e sottoscritto dall’assessore anziano f[acente] f[unzione] da Sindaco presidente, dal Consigliere anziano tra gl’intervenuti, e dal Segretario comunale.
L’assessore anziano f[acente] f[unzione] da Sindaco presidente cavalier Bevacqua.
Il consigliere anziano Pietro Galletti fu Giacomo
Il segretario comunale Giuseppe Ragusi Catanzaro
Dietro relazione fattami dall’uscire comunale signor Santi Riggitano, certifico io qui infrascritto segretario comunale di Milazzo, che l’avanti esteso verbale di deliberazione è stato debitamente pubblicato all’albo pretorio di detto Comune, ove rimase affisso per tutto il giorno festivo ventinove novembre 1868 senza che siansi prodotte opposizioni. Milazzo lì 30 novembre 1868 (…). [Archivio Centrale dello Stato in Roma, Ministero dell’Istruzione Pubblica, Biblioteche claustrali (1860-1881), b. 107, fasc. 21 “Milazzo” - trascrizione gentilmente fornita dalla dott.ssa Elena Scrima]